12 gennaio 2007
Aggiornamenti e focus
Stress anestetizzante
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La percezione del dolore viaggia su percorsi nervosi comuni ad altre esperienze emotive e non è un caso che subisca variazioni in base allo stato emozionale del soggetto. Questi fenomeni vengono studiati, per scopo clinico ma anche per ricerca di base, su persone che presentano alterazioni a livello del sistema nervoso dovute a danni per eventi, vissuti, patologie organiche o incidenti.
Una delle condizioni studiate in quanto distanti dalla norma è il disturbo da stress post-traumatico. Rientra nei disturbi da ansia che si può verificare in persone esposte a un evento traumatico e nel quadro dei comportamenti rientrano l'irritabilità cronica, l'evitamento di stimoli correlati all'evento e una predisposizione a riviverlo. La percezione del dolore studiata in queste persone ha portato a conclusioni diverse. In alcune indagini cliniche, per esempio, emerse che aumentava, rispetto a un campione di controllo e che il dolore cronico era un sintomo comunemente riferito da pazienti con disturbo da stress post-traumatico. In altri casi, invece, i pazienti riportavano una riduzione dell'intensità del dolore dopo essere stati esposti a un elemento che ricordava il trauma vissuto.
L'esperienza del dolore non è semplicemente il prodotto finale di un sistema lineare di trasmissioni sensoriali, ma piuttosto un processo dinamico che coinvolge interazioni con il sistema nervoso. Quindi non è possibile considerare solo l'aspetto sensoriale ma anche altre componenti identificate a livello psicologico e nervoso. Gli psicologi tendono infatti a considerare tre aspetti quello sensoriale-discriminativo, quello affettivo e motivazionale e quello cognitivo di valutazione. La variabilità con cui tale esperienza viene riportata dai soggetti con disturbo da stress post-traumatico potrebbe essere correlata a una forma di analgesia indotta dallo stress e mediata dagli oppiodi endogeni. L'attivazione dei recettori degli oppiodi da oppioidi endogeni è associata all'attenuazione delle componenti sensoriali e affettive dell'esperienza del dolore.
Un ulteriore contributo a questa ricerca è stato dato dalle tecniche di neuroimaging, ma nessuno studio ha mai utilizzato l'imaging funzionale, cioè il monitoraggio del flusso sanguigno nelle aree cerebrali durante la loro attività. Lo sostengono gli autori di una ricerca che ha invece adottato questa tecnica per comprendere meglio il fenomeno i pazienti con il disturbo.
I dati raccolti su un piccolo campione di 12 reduci di guerra con il disturbo da stress post-traumatico e 12 reduci senza questo problema, vanno nella direzione di una riduzione della sensibilità al dolore, in questo caso un calore intenso applicato alla mano con variazioni sperimentali tra i 40 e i 48°C. Nei soggetti con il disturbo si osservava una riduzione dell'attivazione dell'amigdala destra, un'area cerebrale con un ruolo importante nel processo di analgesia e nella prevenzione del dolore (antinocicezione). Non è l'unica area interessata dall'alterazione funzionale al ribasso, tra le altre, una parte della corteccia prefrontale, già nota per essere implicata nella regolazione o inibizione della sofferenza.
La ridotta attività delle due strutture cerebrali è stata chiamata in causa come possibile spiegazione che riflette l'alterazione dei meccanismi di regolazione del dolore nei pazienti con disturbo da stress post-traumatico. Tali informazioni possono trovare spazio nella gestione clinica di soggetti che hanno vissuto eventi traumatici nel corso della loro vita, dal momento che il dolore può essere un aspetto della condizione su cui si interviene.
Simona Zazzetta
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Patologie per capire
Una delle condizioni studiate in quanto distanti dalla norma è il disturbo da stress post-traumatico. Rientra nei disturbi da ansia che si può verificare in persone esposte a un evento traumatico e nel quadro dei comportamenti rientrano l'irritabilità cronica, l'evitamento di stimoli correlati all'evento e una predisposizione a riviverlo. La percezione del dolore studiata in queste persone ha portato a conclusioni diverse. In alcune indagini cliniche, per esempio, emerse che aumentava, rispetto a un campione di controllo e che il dolore cronico era un sintomo comunemente riferito da pazienti con disturbo da stress post-traumatico. In altri casi, invece, i pazienti riportavano una riduzione dell'intensità del dolore dopo essere stati esposti a un elemento che ricordava il trauma vissuto.
Alterazioni al ribasso
L'esperienza del dolore non è semplicemente il prodotto finale di un sistema lineare di trasmissioni sensoriali, ma piuttosto un processo dinamico che coinvolge interazioni con il sistema nervoso. Quindi non è possibile considerare solo l'aspetto sensoriale ma anche altre componenti identificate a livello psicologico e nervoso. Gli psicologi tendono infatti a considerare tre aspetti quello sensoriale-discriminativo, quello affettivo e motivazionale e quello cognitivo di valutazione. La variabilità con cui tale esperienza viene riportata dai soggetti con disturbo da stress post-traumatico potrebbe essere correlata a una forma di analgesia indotta dallo stress e mediata dagli oppiodi endogeni. L'attivazione dei recettori degli oppiodi da oppioidi endogeni è associata all'attenuazione delle componenti sensoriali e affettive dell'esperienza del dolore.
Un ulteriore contributo a questa ricerca è stato dato dalle tecniche di neuroimaging, ma nessuno studio ha mai utilizzato l'imaging funzionale, cioè il monitoraggio del flusso sanguigno nelle aree cerebrali durante la loro attività. Lo sostengono gli autori di una ricerca che ha invece adottato questa tecnica per comprendere meglio il fenomeno i pazienti con il disturbo.
I dati raccolti su un piccolo campione di 12 reduci di guerra con il disturbo da stress post-traumatico e 12 reduci senza questo problema, vanno nella direzione di una riduzione della sensibilità al dolore, in questo caso un calore intenso applicato alla mano con variazioni sperimentali tra i 40 e i 48°C. Nei soggetti con il disturbo si osservava una riduzione dell'attivazione dell'amigdala destra, un'area cerebrale con un ruolo importante nel processo di analgesia e nella prevenzione del dolore (antinocicezione). Non è l'unica area interessata dall'alterazione funzionale al ribasso, tra le altre, una parte della corteccia prefrontale, già nota per essere implicata nella regolazione o inibizione della sofferenza.
La ridotta attività delle due strutture cerebrali è stata chiamata in causa come possibile spiegazione che riflette l'alterazione dei meccanismi di regolazione del dolore nei pazienti con disturbo da stress post-traumatico. Tali informazioni possono trovare spazio nella gestione clinica di soggetti che hanno vissuto eventi traumatici nel corso della loro vita, dal momento che il dolore può essere un aspetto della condizione su cui si interviene.
Simona Zazzetta
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