11 giugno 2010
Aggiornamenti e focus
Mamme depresse da non trascurare
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di Simona Zazzetta
Che dopo il lieto evento, la neomamma inizi ad avvertire tristezza e sensazione di instabilità, è abbastanza comune. Si tratta di maternity-blues, e si può accompagnare anche a una certa irritazione immotivata nei confronti del neonato, del coniuge o di eventuali altri figli. Piccole alterazioni dell'umore, dovute a squilibri ormonali, che si verificano in una percentuale molto alta di donne, a pochi giorni dal parto. Normalmente tendono a risolversi senza trattamento, ma in alcune donne possono manifestarsi con maggiore intensità in modo brusco, anche da 2 a 4 mesi dopo la nascita. L'umore tende al depresso fino a interferire con le proprie occupazioni, comprese quelle legate alla cura del bambino. In questi casi si entra nell'ambito patologico della depressione post-partum, che richiede maggiore attenzione per la salute e la sicurezza di madre e figlio.
Ci sono segnali tipici che devono far pensare alla depressione: «C'è una differenza qualitativa tra maternity-blues e depressione - spiega Enrico Smeraldi, psichiatra, primario presso la Divisione di Psichiatria dell'Ospedale San Raffaele di Milano - la tristezza, causata dalle oscillazioni ormonali dovute al parto, è un'alterazione naturale dello stato d'animo, mentre non è naturale un modo di pensare depressivo con pensieri che portano a considerare l'infanticidio». Il primo è il timore, a volte paralizzante, di fare del male al bambino, o la vera e propria paura di essere lasciata sola a casa con il bambino. Vi sono poi i classici attacchi di panico e i pensieri suicidari. Chi si rende conto di avere queste manifestazioni non deve esitare a ricorrere all'aiuto dello specialista. I trattamenti se attuati tempestivamente, possono portare a una rapida risoluzione, al contrario, ritardare il ricorso al medico può soltanto aggravare la situazione e non soltanto per la donna. Infatti, numerose ricerche provano che la depressione materna può influire negativamente sullo sviluppo, soprattutto cognitivo, del bambino, nonché arrivare a episodi tragici. Come racconta la cronaca recente.
Ed è proprio sull'onda di recenti fatti di cronaca che è stata avanzata una proposta che ha fatto discutere: la Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) e l'Associazione Strade onlus hanno chiesto al ministro della Salute di applicare la procedura del Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) extraospedaliero per le donne affette da depressione post-partum, a rischio di infanticidio. «Questa procedura consente di adottare limitazioni della libertà personale per ragioni di cura - spiega la Sigo - all'interno dell'abitazione del paziente. Un'equipe specializzata potrebbe occuparsi continuativamente 24 ore su 24 delle donne con comportamenti potenzialmente omicidi, tutelando così in maniera efficace sia la madre sia il figlio». L'obiettivo è di far seguire alla prevenzione una presa in carico del problema da parte dei singoli professionisti, ma con alcune perplessità da parte degli psichiatri: «Il Tso è un provvedimento complesso che si adotta quando il paziente non accetta il trattamento, ma è impossibile da attuare a casa della puerpera - sostiene Smeraldi - sarebbe necessaria una gestione 24 ore su 24 per evitare che si manifesti il sintomo più grave della depressione che è l'infanticidio». Secondo l'esperto ciò che manca ancora è una collaborazione preventiva tra ginecologo, ostetrica e psichiatra: «Bisogna spostare l'ottica preventiva dal post-partum al pre-partum inserendo uno psichiatra nei corsi di formazione al parto, con gli strumenti per valutare il rischio nelle aspiranti mamme di sviluppare la depressione dopo la nascita del bambino». Il riconoscimento in anticipo rispetto al momento del parto, delle situazioni di rischio permetterebbe di intervenire in modo più efficace anticipando pericolose derive depressive dell'umore e del maternity-blues.
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Che dopo il lieto evento, la neomamma inizi ad avvertire tristezza e sensazione di instabilità, è abbastanza comune. Si tratta di maternity-blues, e si può accompagnare anche a una certa irritazione immotivata nei confronti del neonato, del coniuge o di eventuali altri figli. Piccole alterazioni dell'umore, dovute a squilibri ormonali, che si verificano in una percentuale molto alta di donne, a pochi giorni dal parto. Normalmente tendono a risolversi senza trattamento, ma in alcune donne possono manifestarsi con maggiore intensità in modo brusco, anche da 2 a 4 mesi dopo la nascita. L'umore tende al depresso fino a interferire con le proprie occupazioni, comprese quelle legate alla cura del bambino. In questi casi si entra nell'ambito patologico della depressione post-partum, che richiede maggiore attenzione per la salute e la sicurezza di madre e figlio.
Ci sono segnali tipici che devono far pensare alla depressione: «C'è una differenza qualitativa tra maternity-blues e depressione - spiega Enrico Smeraldi, psichiatra, primario presso la Divisione di Psichiatria dell'Ospedale San Raffaele di Milano - la tristezza, causata dalle oscillazioni ormonali dovute al parto, è un'alterazione naturale dello stato d'animo, mentre non è naturale un modo di pensare depressivo con pensieri che portano a considerare l'infanticidio». Il primo è il timore, a volte paralizzante, di fare del male al bambino, o la vera e propria paura di essere lasciata sola a casa con il bambino. Vi sono poi i classici attacchi di panico e i pensieri suicidari. Chi si rende conto di avere queste manifestazioni non deve esitare a ricorrere all'aiuto dello specialista. I trattamenti se attuati tempestivamente, possono portare a una rapida risoluzione, al contrario, ritardare il ricorso al medico può soltanto aggravare la situazione e non soltanto per la donna. Infatti, numerose ricerche provano che la depressione materna può influire negativamente sullo sviluppo, soprattutto cognitivo, del bambino, nonché arrivare a episodi tragici. Come racconta la cronaca recente.
Ed è proprio sull'onda di recenti fatti di cronaca che è stata avanzata una proposta che ha fatto discutere: la Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) e l'Associazione Strade onlus hanno chiesto al ministro della Salute di applicare la procedura del Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) extraospedaliero per le donne affette da depressione post-partum, a rischio di infanticidio. «Questa procedura consente di adottare limitazioni della libertà personale per ragioni di cura - spiega la Sigo - all'interno dell'abitazione del paziente. Un'equipe specializzata potrebbe occuparsi continuativamente 24 ore su 24 delle donne con comportamenti potenzialmente omicidi, tutelando così in maniera efficace sia la madre sia il figlio». L'obiettivo è di far seguire alla prevenzione una presa in carico del problema da parte dei singoli professionisti, ma con alcune perplessità da parte degli psichiatri: «Il Tso è un provvedimento complesso che si adotta quando il paziente non accetta il trattamento, ma è impossibile da attuare a casa della puerpera - sostiene Smeraldi - sarebbe necessaria una gestione 24 ore su 24 per evitare che si manifesti il sintomo più grave della depressione che è l'infanticidio». Secondo l'esperto ciò che manca ancora è una collaborazione preventiva tra ginecologo, ostetrica e psichiatra: «Bisogna spostare l'ottica preventiva dal post-partum al pre-partum inserendo uno psichiatra nei corsi di formazione al parto, con gli strumenti per valutare il rischio nelle aspiranti mamme di sviluppare la depressione dopo la nascita del bambino». Il riconoscimento in anticipo rispetto al momento del parto, delle situazioni di rischio permetterebbe di intervenire in modo più efficace anticipando pericolose derive depressive dell'umore e del maternity-blues.
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