20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus
O sposati o single
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Nel 1970 avvenne la prima vera svolta nella struttura interna della "famiglia tipo" dell'Europa occidentale: fu allora, infatti, che venne ufficialmente istituita la "legge sul divorzio"; da allora non esiste anno in cui centinaia di famiglie italiane non decidano di mettere in atto tale legge. Nel 1997, ad esempio, l'Istituto nazionale di statistica (Istat) ha registrato in Italia 60.281 separazioni e 33.342 divorzi, con un aumento rispetto all'anno precedente del 4,8% per le separazioni e di oltre l'1,9% per i divorzi. I due fenomeni sono più frequenti al Nord, dove ogni 1.000 coppie coniugate si rilevano in media 5 separazioni e 3 divorzi, rispetto alla media di 2,7 separazioni e 1,2 divorzi del Mezzogiorno.
Nonostante tutto, però, in questi ultimi anni nel nostro Paese la voglia di matrimonio sembra essere in netta ripresa. E' quanto emerge dall'indagine "Gli ideali degli italiani sulla popolazione: figli, famiglia, stranieri", condotta nel 1998 dall'Istituto di ricerche sulla popolazione (IRP) del CNR su un campione di oltre 1.500 persone. Secondo i risultati dello studio sono moltissimi gli italiani che considerano il matrimonio come la forma migliore per vivere insieme; al contrario, la convivenza è considerata dai più solo una "sosta" preliminare in attesa del "grande passo". Infatti, è solo l'8% degli intervistati a preferire la convivenza, senza necessariamente pensare al matrimonio nel futuro, mentre è del 16% la percentuale di italiani favorevoli alla convivenza prima del matrimonio.
Nonostante tutto, però, in questi ultimi anni nel nostro Paese la voglia di matrimonio sembra essere in netta ripresa. E' quanto emerge dall'indagine "Gli ideali degli italiani sulla popolazione: figli, famiglia, stranieri", condotta nel 1998 dall'Istituto di ricerche sulla popolazione (IRP) del CNR su un campione di oltre 1.500 persone. Secondo i risultati dello studio sono moltissimi gli italiani che considerano il matrimonio come la forma migliore per vivere insieme; al contrario, la convivenza è considerata dai più solo una "sosta" preliminare in attesa del "grande passo". Infatti, è solo l'8% degli intervistati a preferire la convivenza, senza necessariamente pensare al matrimonio nel futuro, mentre è del 16% la percentuale di italiani favorevoli alla convivenza prima del matrimonio.
La carica dei single
Accanto al numero di coppie (di fatto e di diritto) in Italia esiste anche un altissimo numero di single (per scelta o meno). Il primato spetta alla città di Milano dove, secondo l'Indagine Multiscopo sulle Famiglie "Aspetti della vita quotidiana" condotta nel 1998, in 13 grandi Comuni italiani, le famiglie di single sfioravano il 40%, mentre le percentuali più basse erano a Catania (15,9%) e a Bari (19,2%). In generale, però, il numero di persone che vivono da sole è in aumento in tutta Italia, con un totale di 4 milioni e 594 mila single nel 1998. Rispetto al 1993-94 si è, così, registrato un aumento di questa tipologia familiare di oltre 200 mila unità. Dai 25 fino ai 44 anni d'età, in genere, sono gli uomini a preferire la vita da single, rispetto alle donne (6,6% contro il 3,9%); al contrario, nell'età più avanzata (dai 65 anni in poi) è il sesso femminile ad avere una maggiore propensione per la vita solitaria (35,7% contro l'11,9%).
Le "nuove" famiglie
Al progressivo aumento dell'instabilità coniugale oggi corrisponde anche un progressivo aumento di unioni diverse da quelle tradizionali, come le convivenze e le coppie senza figli. Nel 1999-2000, per esempio, le coppie non coniugate in Italia erano il 2,7% del totale, i padri soli erano 109 mila e le madri sole non vedove erano 611 mila (delle quali:109 mila nubili e 501 mila separate o divorziate) come emerge dall'Indagine Multiscopo "Aspetti della vita quotidiana", Istat 2000. Altro incremento significativo di questi anni, poi, è quello delle coppie in cui almeno uno dei partner ha sperimentato una precedente unione coniugale: le cosiddette "famiglie ricostruite". In Italia, infatti, le famiglie ricostruite da un precedente matrimonio (per divorzio, morte o separazione) sono circa 555 mila, pari al 3,8% del numero complessivo di coppie. Di queste, 192 mila sono costituite da convivenze more uxorio (come marito e moglie) e 363 mila da coppie coniugate. La prevalenza delle famiglie ricostruite si trova nel Nord Italia (precisamente il 4,7% nel Nord-Ovest e il 4,4% nel Nord-Est), mentre l'incidenza più bassa si ha nelle Isole con il 2,4% del totale. Per quanto riguarda i figli, nelle famiglie ricostruite si distinguono complessivamente 243 mila coppie senza figli conviventi (43,8%), 199 mila coppie con figli generati solo dall'unione attuale (35,9%), 62 mila coppie con figli di uno solo dei partner (11,2%) e 51 mila coppie con figli sia dell'attuale, che della precedente unione (9,1%).
Nonostante il progressivo calo rispetto al 1993-94, comunque, nel nostro Paese continua a prevalere la tradizionale coppia con figli (60,2%), seguita dalla coppia senza figli (28,1%) e dai nuclei composti da uno o più figli con un solo genitore (11,6%).
"Macho italiano": mito o realtà?
"Gli italiani il sesso lo fanno presto e meglio": chi l'ha detto? Indagini del Censis su un campione di 1.500 persone sembrano aver sfatato alcune delle più note leggende sul "macho-italiano". Secondo i risultati dell'indagine, infatti, sembra essersi notevolmente alzata l'età media della "prima volta", che dai 14-15 anni è passata ai 17-18 anni, mentre si è ridotta la durata media del coito: per il 50,3% degli intervistati è compresa tra 3 e 15 minuti, per il 32,4% tra 16 e 30 minuti, per il 9,6% non più di 3 minuti e solo il 7,7% dichiara di avere una durata del coito uguale o superiore a 30 minuti. Una media, quindi, quella degli italiani non certo da "primato", tanto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2000 li ha piazzati ultimi nella classifica europea.
Anche la percentuale di uomini con problemi sessuali è in aumento: ben il 42,6% del campione maschile ha ammesso di soffrire o di avere sofferto di disfunzioni sessuali. Più in generale, pensieri di incertezza e preoccupazione in materia di prestazioni sessuali riguardano il 59,2% degli uomini intervistati.
Questi, in particolare, i risultati più significativi dello studio tra i giovani fino a 30 anni:
- il 17,8% dei giovani tra i 18 e i 30 anni al momento dell'intervista ha dichiarato di non avere una vita sessuale attiva;
- il 18,4% dei giovani tra i 18 e i 30 anni non ha avuto rapporti sessuali completi (contro una media totale dell'8%);
- età media del primo rapporto: 17,6 anni per i maschi; 18,4 per le femmine fino a 30 anni; focalizzando la classe di età tra i 18 e i 24 anni, però, l'età media passa a 17,1 per i maschi e a 17,9 per le femmine;
- il 62,3% dei giovani ha dichiarato di avere avuto preoccupazioni riguardo alle proprie prestazioni sessuali;
- quasi il 50% dei giovani che ha avuto rapporti sessuali completi ha dichiarato di avere avuto da 2 a 5 partner dall'inizio della propria vita sessuale;
Annapaola Medina
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