09 marzo 2012
Interviste
Calcoli delle vie urinarie, dolore sintomo inconfondibile
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È sufficiente segnalare al medico, di famiglia o del pronto soccorso dove spesso si va in questi casi, un dolore fortissimo e diffuso nella zona lombare, all'altezza dei reni, per ricevere la diagnosi di calcoli renali o di un altro tratto delle vie urinarie se il sintomo interessa zone più basse. Che cosa sono e come si affrontano per eliminarli, lo spiega a Dica33, Andrea Tasca, del comitato scientifico della Società italiana di urologia (Siu) e direttore della Uo di Urologia dell'Ospedale San Bortolo di Vicenza.
Professor Tasca, che cos'è esattamente un calcolo? E perché si forma?
È un aggregato costituito da diversi sali, presenti nell'urina, cristallizzati che si può formare lungo le vie urinarie, nel tratto alto, vale a dire nel rene, oppure più avanti nel tratto basso, cioè nell'uretere o nella vescica, dove può anche solo transitare per essere poi espulso. La calcolosi, di per sé non è una malattia, ma è la manifestazione di una malattia, cioè di uno squilibrio, che va riconosciuto e curato e che può essere causato da una dieta scorretta o da un'alterazione del metabolismo. Oppure dal malfunzionamento della vescica: se presenta problemi di svuotamento, come accade negli anziani, nei portatori di catetere e nelle persone con traumi midollari, è probabile che si formino calcoli vescicali. Inoltre, può esserci, anche se raro, un disturbo congenito chiamato cistinuria, che causa un aumento della presenza di cistina, un aminoacido, nelle urine che precipita e forma il calcolo.
Come si pone la diagnosi?
Il dolore è un segno inequivocabile, è il più forte che esiste in natura, non paragonabile nemmeno a quello del parto. Compare nella zona lombare, anche se non è facile indicare un punto esatto poiché si irradia in tutta la zona. Può estendersi anche a una parte della addome, a destra o a sinistra e arrivare fino alla radice della coscia. Può esserci un aumento della frequenza della minzione con urine rosse per la presenza di sangue. Per definire meglio la diagnosi si eseguono esami delle urine ed esami strumentali come l'ecografia renale e la radiografia dell'addome, che però riconoscono solo il 70% dei casi. Quindi, nei casi equivoci o quando i sintomi sono così chiari, si esegue una Tac senza mezzo di contrasto, che oltre a essere più affidabile permette anche di conoscere le dimensioni del calcolo e la densità cioè la sua durezza, per stabilire il tipo di trattamento più adatto.
Quali sono le terapie con cui si possono curare i calcoli?
Il calcolo va eliminato. A volte viene espulso spontaneamente con le urine, altrimenti bisogna romperlo. Se le dimensioni arrivano fino a 2cm si procede con la litotrissia extracorporea che frantuma il calcolo utilizzando onde d'urto, in frammenti più piccoli che devono essere poi espulsi. In un 20% dei casi il dolore prosegue finche ciò non accade. Ma se il calcolo è particolarmente duro, per esempio un calcolo di cistina, o è più grandi di 2cm, allora si usano metodi più invasivi. Con la nefrolitotomia percutanea si accede al rene mediante un ago che permette di portare gli strumenti operativi nell'organoper rompere il calcolo e asportarlo. Recentemente è stata introdotta la ureterorenoscopia che permette di accedere al rene attraverso un sottile catetere ureterale con strumenti sempre più miniaturizzati. Queste tecniche si possono combinare per risolvere calcoli più difficili o numerosi, e vengono eseguiti in anestesia e sotto monitoraggio ecografico.
Chi ne soffre o li ha avuti deve modificare la propria dieta alimentare?
Dipende dalla malattia che ne ha causato la formazione. Per esempio nelle forme genetiche la dieta influisce poco. Negli altri casi, la dieta va riequilibrata: vanno ridotte le proteine delle carni e il sale, non bisogna eccedere con i carboidrati. Bisogna bere molta acqua oligominerale e bere spremute, anche diluite, di limone e arance ma non di pompelmo. I citrati, che si possono anche assumere come integratori, si oppongono alla precipitazione dei sali nelle urine. Non va, invece assolutamente modificato l'apporto di calcio contenuto in latte e latticini, a meno che i calcoli non siano causati da un eccessivo assorbimento di questo elemento dall'intestino. Se infatti, la causa fosse un disordine del tessuto osseo con eccesso di dismissione di calcio dall'osso, una riduzione dell'apporto con la dieta comporterebbe danni alle ossa. Infine, un discorso a parte va fatto per i soggetti obesi con sindrome metabolica, ipertensione, dislipidemia. In questi casi i calcoli sono di acido urico, e possono essere trattati con farmaci, ma va assolutamente modificata la dieta per il controllo del peso e la riduzione dell'apporto proteico.
Simona Zazzetta
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