01 gennaio 2000
Interviste, Speciale Estate
Malattie croniche, come affrontarle in estate
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Da luglio a settembre, il clima offre, o almeno dovrebbe, belle giornate e temperature molto elevate. Questi cambiamenti climatici possono disturbare tutti, in maniera più o meno soggettiva, ma di certo pesano in particolare sui soggetti che soffrono di qualche patologia cronica. Di seguito un breve riepilogo, stilato con la consulenza di Flavio Cursi,geriatra, dirigente medico al San Camillo Forlanini di Roma, di quelle che sono le malattie che necessitano di qualche attenzione in più durante la stagione estiva.
Il caldo può contribuire a ridurre i valori pressori, ciò non deve autorizzare un'interruzione della terapia farmacologica in autonomia ma sotto controllo del proprio medico di famiglia, onde evitare crisi ipertensive di rimbalzo. Piuttosto occorre tenere in considerazione anche altri effetti del calore, quali la perdita di liquidi e di sali minerali indotte dalla forte sudorazione, e contrastarli con una adeguata reidratazione. «Se per esempio il paziente sta seguendo una terapia antipertensiva anche con diuretici» spiega Flavio Cursi «prescindendo dal luogo di vacanza, il consiglio è avere una scorta d'acqua di 2 litri, o anche 3 litri se il posto è particolarmente caldo, da consumare nell'arco delle 24 ore». «Specie nei mesi più caldi» continua Cursi «sconsiglio vivamente le diete povere di sodio, proprio perché già con i diuretici cosiddetti "risparmiatori di potassio" si perdono tutti gli altri elettroliti con la diuresi e aumenta il rischio disidratazione. Meglio poi bere la tradizionale acqua del rubinetto, ricca di minerali e sempre controllata, mentre sono da evitare le acque oligominerali e quelle artificialmente impoverite di sali per motivi dietetici e che non sono adatte per l'anziano. Attenzione anche agli integratori di potassio, non tutti ne hanno bisogno: chi usa antipertensivi potassio-risparmiatori rischia l'iperpotassiemia».
Nei soggetti diabetici il caldo può peggiorare alcuni problemi, «due sono le condizioni che meritano particolare attenzione» dice Cursi «lo scarso controllo glicemico e l'uso di alcuni ipoglicemizzanti orali». Nei soggetti in cui la malattia non è ben controllata si ha poliuria e questa, abbinata alla perdita di liquidi dovuta al caldo estivo, peggiora il rischio di incorrere in una situazione di disidratazione. «Condizione, la disidratazione, ancora più pericolosa per chi è in cura con alcuni ipoglicemizzanti orali perché, purtroppo, alcuni farmaci possiedono una certa tossicità renale che ne risulterebbe aggravata; i pazienti in terapia con le insuline di ultima generazione invece corrono sicuramente meno rischi».
«Almeno d'estate bisognerebbe evitare di assumere farmaci neurolettici, o altri farmaci psicotropi come le benzodiazepine» specifica Cursi «che si usano come sonniferi o ansiolitici, perché tra i loro effetti c'è quello di ridurre lo stimolo della sete». La disidratazione riduce il volume dei liquidi circolanti, con conseguenze non precisamente quantificabili su tutte le terapie farmacologiche in corso, perché i farmaci viaggiano nel torrente sanguigno, nei liquidi extracellulari e intracellulari. Inoltre un cattivo stato di idratazione compromette la funzione renale, con squilibri elettrolitici e peggiora la naturale capacità di termoregolazione a livello cerebrale e periferico. «Si può cercare, per esempio, di dormire seguendo il ritmo circadiano» consiglia Cursi «cioè sfruttare le lunghe esposizioni alla luce, tenendo le tapparelle aperte fino a tardi, inoltre sono in commercio numerosi integratori su base naturale che agevolano il ritmo circadiano a partire dalla ben nota melatonina»
Per chi soffre di malattie respiratorie l'ideale sarebbe trascorre un po' di tempo in una località di villeggiatura ben ventilata, al mare o in collina, in montagna non oltre i 1.500 metri d'altitudine. «Quando ciò non è possibile e soprattutto per chi resta in grandi città, c'è il rischio di un peggioramento dei sintomi perché» spiega Cursi «con lunghi periodi di alta pressione (bel tempo) non si ha ricambio d'aria e il particolato inquinante ristagna nei bassi strati dell'atmosfera». Via libera quindi all'uso dei condizionatori in casa: con la giusta attenzione, mai scendere sotto i 22-23°C, e con l'aggiunta di un deumidificatore, sicuramente si respira meglio.
Per i pazienti con problemi cognitivi, come quelli affetti da demenza, per esempio i malati di Alzheimer, il cambio di ambiente può portare qualche disagio, soprattutto durante la notte, per la difficoltà che queste persone hanno a riconoscere luoghi e ambienti. «È consigliabile l'utilizzo di cartelli per indicare le stanze come il bagno» suggerisce Cursi «e lasciare qualche lampada accesa anche di notte per aiutare il paziente a trovare la sua stanza da letto. Ottimale sarebbe portare la persona che in genere accudisce il nostro paziente tutto l'anno, nella stragrande maggioranza dei casi, la badante e i famigliari».
Per quanto riguarda i pazienti con Parkinson, la vacanza è un momento particolarmente critico perché i soggetti con malattia moderata/grave hanno difficoltà a controllare l'andamento della pressione arteriosa. «Si tratta» spiega Cursi «di una complicanza della malattia e anche di un effetto secondario dei farmaci antiparkinsoniani, che espongono il paziente a un maggior rischio di ipotensione». Attenzione anche al fatto che il tradizionale rischio di cadute è aggravato dalla disidratazione indotta dal caldo che in aggiunta, in questi pazienti, può provocare o peggiorare una stipsi già importante.
La radiazione solare, oltre che per la tintarella, «è importante per l'osteoporosi, esporsi fra le 7 e le 11 del mattino che rappresenta il momento ideale per il tipo di radiazione luminosa in quelle ore che permette la produzione di vitamina D a livello della pelle che aiuta l'assorbimento di calcio nelle ossa» spiega Cursi, è quello il momento di sfruttare mare e montagna. Dannosa invece l'esposizione nelle ore calde, dalle 11.30 alle 16, perchè si perdono liquidi senza accorgersene e i raggi solari dell'ora di pranzo bruciano e danneggiano la pelle, perdendo la loro funzione terapeutica.
Chi soffre di insufficienza venosa agli arti inferiori, d'estate è più a rischio di sviluppare edema periferico e di incorrere in una flebite. Un buon metodo di prevenzione consiste «nell'inserire un rialzo a fondo letto, così da facilitare il ritorno venoso durante la notte» dice Cursi, che aggiunge «agli anziani o ai flebopatici e ai soggetti più a rischio consigliamo anche di indossare un tipo di calza che si compra in farmacia con la prescrizione del medico».
Infine due disturbi, lievi e molto diffusi, che però d'estate possono peggiorare in maniera preoccupante: le emorroidi e la stipsi. In entrambi i casi sarebbe opportuno intraprendere misure profilattiche, soprattutto comportamentali «basate su una maggiore idratazione, attività fisica ed eventualmente il supporto di integratori specifici per tutto il periodo estivo» conclude Cursi.
Elisabetta Lucchesini
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