27 luglio 2012
Aggiornamenti e focus
Sedentarietà pesa su diabete, coronaropatie e tumori
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L'inattività fisica ha un effetto negativo di grande impatto a livello mondiale. Una riduzione o l'abolizione di questo comportamento potrebbe migliorare lo stato di salute in modo sostanziale. È la conclusione di alcuni ricercatori appartenenti al Lancet physical activity series working group. Lo spunto dal quale gli studiosi sono partiti era costituito dalle evidenze che la scarsa attività fisica incrementasse il rischio di sviluppare varie patologie, tra cui quelle non trasmissibili (quali coronaropatie, diabete di tipo 2, cancro della mammella o del colon). I ricercatori hanno operato un'analisi del carico di malattia calcolando le frazioni attribuibili alla popolazione (Paf) associate all'inattività fisica per ognuna delle principali malattie non comunicabili, in base alle varie aree geografiche, allo scopo di valutare quanto si potesse evitare la patologia in caso di abolizione dell'inattività fisica. È stato calcolato che, a livello mondiale, l'inattività fisica causi il 6% del carico di malattia da coronaropatia (con un massimo del 7,8% nella regione del Mediterraneo orientale), il 7% del diabete di tipo 2, il 10% del cancro mammario, e il 10% di quello colorettale. L'inattività inoltre causa il 9% di mortalità prematura, corrispondente a più di oltre 5,3 delle 57 milioni di morti che sono avvenute in tutto il mondo nel 2008. Se l'inattività non venisse eliminata, ma invece si riducesse del 10% o del 25%, si potrebbero evitare, rispettivamente, più di 533.000 decessi o 1,3 milioni di morti. Gli autori ritengono infine che l'eliminazione dell'inattività fisica potrebbe aumentare l'aspettativa di vita della popolazione mondiale di 0,68 anni.
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