25 giugno 2013
Aggiornamenti e focus
In aumento in tutta Europa le allergie alimentari
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I pazienti che bussano alle porte degli ospedali europei per serie reazioni allergiche ai cibi sono aumentati di sette volte in dieci anni. Sono infatti 17 milioni gli europei, di cui 3,5 milioni di bambini, che soffrono di allergie alimentari: quasi il doppio rispetto a dieci anni fa quando il problema riguardava 9 milioni di persone. In Italia i pazienti sono circa 2 milioni, 570.000 con meno di 18 anni. Finalmente sono arrivate le prime Linee guida al mondo ad affrontare la gestione delle allergie alimentari dalla "A alla Z". Per i pazienti, ma anche per i medici, per gli insegnanti, per i produttori alimentari. E anche per i ristoratori: per loro si pensa a un corso per metterli in grado di affrontare una eventuale crisi allergica. Tutte queste novità sono state presentate a Milano dall'European academy of allergy and clinical immunology (Eaaci) durante il World allergy asthma congress che la Società europea ha organizzato assieme alla World allergy organization (Wao), il documento offre indicazioni per quanti ne soffrono ma anche per coloro che se ne debbono occupare. Le Linee guida parlano di diagnosi, trattamento, prevenzione, qualità di vita. L'obiettivo è costituire una piattaforma comune e condivisa di dialogo fra quanti devono gestire i pazienti e quanti possono prendere iniziative che incidano sulla loro vita. Particolare attenzione è stata dedicata alle donne in gravidanza: per la prima volta tutti gli esperti nel settore, sulla base dell'analisi di tutte le evidenze scientifiche raccolte a oggi, concordano su una serie di raccomandazioni per prevenire le allergie alimentari nei bambini: «È vero che l'allattamento esclusivo al seno fino al quarto o al sesto mese ha un effetto di prevenzione ma non sembra utile per la donna in attesa o che allatta evitare determinati alimenti» ha spiegato Maria Antonella Muraro, responsabile del Centro di Riferimento Regionale per lo Studio e la Cura delle Allergie e delle Intolleranze alimentari del Dipartimento di Pediatria dell'Università di Padova. «Quando il latte materno non è disponibile o sufficiente, nei bambini a maggior rischio (ad esempio con genitori o fratelli che hanno sviluppato allergie o asma) si raccomanda di utilizzare nei primi quattro mesi del latte artificiale dai provati effetti ipoallergenici, basati su latte vaccino idrolizzato. Passato il quarto mese l'esposizione ad alimenti potenzialmente allergenici (ad esempio latte o uova) non aumenta il rischio di sviluppare allergie o intolleranze. Non è invece necessaria nessuna restrizione durante la gestazione e l'allattamento, le madri in attesa possono seguire una dieta normale».
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