09 gennaio 2020
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Malattie della tiroide nei bambini: attenzione ai sintomi, spesso male interpretati
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Sei milioni di italiani soffrono di una malattia della tiroide. Negli ultimi 20 anni i casi di tumore sono aumentati di oltre il 200 per cento e le malattie autoimmuni sono triplicate. Le donne soffrono di disturbi tiroidei da cinque a otto volte più degli uomini. Numeri che indicano un problema serio. E i bambini?
Spesso le patologie legate alla tiroide vengono sottostimate e non diagnosticate, anche perché presentano sintomi che possono essere male interpretati e attribuiti alla crescita, all'adolescenza, a periodi di stress scolastico. Tanto che un ragazzo su tre riceve la diagnosi corretta con un ritardo di 12 / 24 mesi. Un gap da colmare affinando la capacità di fare diagnosi differenziale. Anche perché stanchezza, sonnolenza, ipersonnia, bradicardia o tachicardia, irritabilità e disturbi dell'umore sono i segnali delle più comuni malattie della tiroide che colpiscono i giovanissimi, soprattutto le bambine, intorno alla seconda infanzia, verso i 12 anni, complice anche lo sviluppo della maturazione sessuale.
La tiroide è una ghiandola importantissima che secerne l'ormone tiroideo: è una specie di "centrale elettrica" del nostro corpo e se qualcosa in questa ghiandola non funziona tutto il corpo ne risente perché questo organo, a dispetto della sua piccola dimensione, controlla il metabolismo e le sue principali funzioni: il battito cardiaco, lo sviluppo del sistema nervoso centrale, l'accrescimento corporeo, la pressione arteriosa, il livello di colesterolo, il peso, la forza muscolare, l'acutezza mentale, la parola, la vista, le condizioni della pelle e dei capelli e tante altre ancora». Quando non funziona a dovere (troppo o troppo poco) tutto l'organismo va in sofferenza. Per funzionare bene la tiroide ha bisogno di iodio e nei casi di insufficiente apporto di questo elemento si possono avere manifestazioni cliniche diverse quali l'aumento del volume della tiroide (gozzo) e la formazione di noduli tiroidei. Questi sono nella grande maggioranza dei casi benigni, ma impongono al medico l'obbligo di escludere la presenza di una neoplasia maligna, che è la più frequente tra i tumori del sistema endocrino e costituisce circa l'1 per cento di tutti i tumori.
Il momento più delicato è l'adolescenza quando alla ghiandola tiroidea si richiede un 30 per cento in più della propria attività, anche a causa dello sviluppo degli ormoni sessuali estrogeni e testosterone.
«In quel periodo» spiega Francesco Chiarelli, direttore della Clinica pediatrica dell'università di Chieti e Presidente della Società europea di endocrinologia pediatrica, «è possibile osservare un rallentamento nella crescita della statura o delle alterazioni del ciclo mestruale che possono essere attribuite alla giovane età. In presenza di sintomi anche sfumati è opportuno un semplice dosaggio ormonale da effettuare su un campione di sangue. Le due patologie tiroidee più frequenti sono la tiroidite di Hashimoto, disturbo su base autoimmune che consiste nella formazione di anticorpi contro la tiroide, e forme cliniche che vedono l'insorgenza di ipotiroidismo (e in alcuni casi si può manifestare con ipertiroidismo)». Disturbi da non sottovalutare e che si presentano frequentemente insieme a patologie come il diabete di tipo 1 e la celiachia.
La terapia dell'ipotiroidismo consiste in una supplementazione di ormone di facile somministrazione, mentre per le forme di iperfunzione della tiroide si ricorre a farmaci anti-tiroidei come il 'metimazolo'. Rimane comunque sempre opportuno aumentare la dose di iodio attraverso il consumo di sale iodato.
Si manifestano solitamente alla nascita. Qui lo screening neonatale di massa ha portato al completo controllo di questi disturbi che in passato determinavano conseguenze sia sullo sviluppo cognitivo e mentale sia sulla statura. L'ipotiroidismo congenito interessa circa un neonato ogni 1000 bambini e può avere diverse cause: dall'assenza della tiroide, causata da uno scorretto sviluppo della ghiandola in epoca fetale, all'anomala localizzazione della tiroide. Caso che può verificarsi perché durante la gravidanza la tiroide nasce nell'angolo mandibolare e intorno al 6°-7° mese di gestazione migra nella sua sede definitiva.
Altra causa di problemi congeniti è rappresentata dai difetti di produzione degli ormoni tiroidei a causa di alterazioni enzimatiche.
In Italia lo screening su tutta la popolazione neonatale è in vigore dai primi anni '70 e dal 1976 esiste un Registro nazionale presso l'Istituto superiore di sanità che ha permesso di conoscere l'esatta epidemiologa del fenomeno: su circa 500mila bambini nati in Italia ogni anno, circa 300 ricevono diagnosi di patologie congenite alla nascita e vengono trattati tempestivamente entro due settimane. L'inizio del trattamento (somministrazione di levotiroxina) permette uno sviluppo normale di questi bambini anche se sono necessari controlli periodici: mensili per i primi 12 mesi di età e successivamente ogni 3-6 mesi allo scopo di dosare correttamente la terapia.
Ipotiroidismo congenito
Ha una incidenza in Italia di 1: 2400. È causato nel 70-80 per cento dei casi da sviluppo anomalo della tiroide durante la fase embrionale, nel 10-20 per cento è invece causato da alterazioni della funzionalità della tiroide. Lo screening alla nascita viene effettuato tra il 2° e 5° giorno di vita. Se il neonato risulta positivo a questo test deve essere immediatamente richiamato e sottoposto a prelievo del sangue per dosare gli ormoni tiroidei. Fondamentale è iniziare la terapia con L-tiroxina quanto prima possibile per evitare danni allo sviluppo neuro-cognitivi.
Tiroidite autoimmune
Questa patologia detta anche Tiroidite di Hashimoto, è stata osservata per la prima volta in età infantile nell'anno 1954. Colpisce qualsiasi età, ma predilige la fascia di età oltre i 5 anni con netta prevalenza nelle femmine. Questa malattia si associa di frequente al morbo celiaco, alla sindrome di Turner e al diabete mellito di tipo 1. Sintomi sono il nervosismo, l'astenia, la sensibilità al freddo, la sudorazione. Nella diagnosi è fondamentale l'ecografia e il dosaggio degli anticorpi anti-tireoperossidasi e anti-tireoglobulina. Anche in questo caso si usa la levotiroxina. Dei bambini affetti un terzo guarisce spontaneamente.
Malattia di Graves
Rappresenta la causa più frequente di iperfunzione della tiroide nei bambini. Anche in questa malattia la prevalenza è maggiore nelle femmine rispetto ai maschi. Viene causata da una infiammazione della ghiandola spesso con componente autoimmune, su base prevalentemente genetica. I sintomi sono: nervosismo, tachicardia, aumento dell'appetito, diarrea e calo di peso corporeo. Caratteristica, ma meno frequente rispetto agli adulti, la protrusione dei globi oculari. Si cura con i farmaci antitiroidei.
Noduli tiroidei
Nei bambini si possono manifestare dei noduli benigni o maligni, con maggior prevalenza di questi ultimi, che molto frequentemente non intaccano la funzionalità della ghiandola. Importante e dirimente è l'ecografia color-doppler che consente di individuare i soggetti da sottoporre ad eventuale indagine bioptica. I noduli benigni possono essere trattati con L-tiroxina. L'adenoma tossico va trattato con terapia chirurgica. Il carcinoma comporta l'asportazione totale della tiroide, dei linfonodi cervicali e terapia con iodio radioattivo.
Tiroidite silente
Questa forma infiammatoria è anche definita Tiroidite con ipertiroidismo transitorio oppure Tiroidite indolore. Da un punto di vista anatomico la tiroide è di volume normale, talvolta presenta piccoli noduli. I sintomi sono comuni alle altre forme di ipertiroidismo: tachicardia, dimagrimento, sudorazione. La ghiandola non dà dolori e la si può diagnosticare con gli esami sui livelli di tireoglobulina. Si risolve spontaneamente in uno-cinque mesi e talvolta può seguire una fase temporanea di ipotiroidismo.
Tiroiditi infettive
Forma suppurativa, di natura batterica, con tumefazione e dolore, spesso da febbre anche elevata. Viene evidenziata dagli esami del sangue: aumento dei globuli bianchi, della Ves e della Pcr, e viene curata con antibiotici e con eventuale drenaggio chirurgico.
Forma di De Quervain, di probabile origine virale, consegue spesso ad un interessamento del virus delle prime vie aeree. I sintomi sono la febbre, anche se meno elevata di quella suppurativa, dolore al collo, aumento degli indici di flogosi. Nelle forme più aggressive si cura con dei cortisonici.
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