21 novembre 2016
Interviste
Ictus e riabilitazione, le novità per il prossimo futuro
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Ogni anno in Italia l'ictus colpisce circa 200mila persone: in molti - troppi - casi, colpisce in modo tanto violento e distruttivo da non permettere ai medici di fare granché; altre volte, invece, il danno è contenuto, e si può fare moltissimo per restituire al malato l'autonomia, e tutte o quasi le funzioni compromesse con un adeguato percorso di riabilitazione. Purtroppo non sempre la riabilitazione viene avviata tempestivamente, e troppo spesso viene portata avanti con la frequenza e la durata ideali.
In occasione della Giornata mondiale contro l'ictus cerebrale, promossa a livello internazionale dalla World Stroke Organization ("stroke" significa ictus, in inglese), Dica33 ne ha parlato con Valeria Caso, dirigente medico della stroke unit dell'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia da poco eletta presidente dell'European stroke organization.
Dottoressa Caso, si fa abbastanza per contrastare i danni dell'ictus?
«I progressi sono stati moltissimi negli ultimi anni, e una delle conseguenze di questi progressi è che è aumentata la sensibilità rispetto a quello che resta da fare, dall'importanza degli stili di vita corretti al riconoscimento precoce dei sintomi, alla necessitaÌ di pari opportunità nell'accesso alle cure, fino al punto cruciale della riabilitazione, che in circa un quarto delle persone colpite da ictus può fare la differenza in modo davvero significativo. Oggi capita di vivere anche trent'anni dopo essere stati colpiti da un ictus, per cui ogni beneficio che si riesce a ottenere con la riabilitazione si riflette positivamente sulla qualità della vita dei malati e delle loro famiglie per moltissimo tempo».
Gli interventi adeguati insomma sono una forma di investimento...
«Esattamente. Finora lo sforzo più grande è stato compiuto sulla fase acuta, per salvare la vita a persone che in passato non ce l'avrebbero fatta. Ora c'è la possibilità di intervenire per far sì che migliori non solo la durata della vita ma anche la qualità degli anni guadagnati. La riabilitazione è importante perché aiuta a recuperare sia sul piano fisico sia sul piano cognitivo, che a sua volta è cruciale per il migliore recupero delle relazioni emotive e sociali. Siccome oggi viviamo tutti più a lungo, dobbiamo anche fare i conti con i normali effetti dell'invecchiamento. Per questo è importante fare ogni sforzo e usare ogni strumento efficace per recuperare».
Com'è la situazione della riabilitazione in Italia?
«L'associazione A.L.I.Ce. Italia ha condotto con il Censis un'indagine su un campione nazionale di oltre 500 pazienti colpiti da un ictus medio-grave, scoprendo che circa uno su quattro non riceve alcun trattamento riabilitativo. Tra quelli che fanno riabilitazione, uno su due la riceve solo a domicilio. In un caso su due, la spesa è a carico delle famiglie. Nello scenario ideale, la riabilitazione dovrebbe iniziare fin dalla fase di ricovero in ospedale e poi proseguire senza interruzioni e senza rigide limitazioni temporali nelle strutture ospedaliere a specializzazione riabilitativa e nei distretti sanitari. Occorre prevedere almeno un incontro alla settimana - meglio se due - con un riabilitatore esperto che oltre a lavorare con la persona colpita da ictus fornirà istruzioni anche ai familiari per eseguire al meglio gli esercizi da svolgere a casa, cercando di evitare lo stress e le frustrazioni tipiche di una situazione che spesso complica le relazioni. Anche il prossimo futuro potrebbe riservare interessanti novità».
Quali sono queste interessanti novità per il prossimo futuro?
«Un progetto pilota interessante avviato da poco, con il coinvolgimento iniziale di circa 20 pazienti, coinvolge la società di tecnologie informatiche Itslab e l'Ospedale San Raffaele Pisana di Roma: consiste in una piattaforma multimediale interattiva per la riabilitazione cognitiva e neuro-motoria della persona colpita da ictus, installata a domicilio e controllata a distanza. Un punto fondamentale del progetto eÌ la cosiddetta "gamification" del momento riabilitativo: le attività terapeutiche sono costruite come i videogame di nuova generazione, interattivi e in grado di leggere, attraverso un sensore fisso a basso costo, i movimenti del corpo. In questo modo, al paziente verrà dato un feedback sulla corretta esecuzione degli esercizi quotidiani.
Un altro progetto interessante eÌ la prima palestra mondiale dei robot indossabili, realizzata a Pisa: un luogo all'interno del quale i pazienti potranno seguire programmi personalizzati per riabilitare gli arti superiori avendo a disposizione strumenti tecnologici innovativi. La palestra sarà dotata di sistemi per il movimento della spalla e del gomito (specializzati per pazienti neurologici con limitata capacitaÌ motoria e con elevata spasticità o con moderate capacitaÌ motorie residue) e dispositivi robotici per la mano e il polso; anche in questo caso, attraverso la realtà virtuale, verranno presentati gli esercizi da svolgere, adattandone la difficoltaÌ alla capacitaÌ residua motoria del paziente.
Al di là delle prospettive future voglio sottolineare il fatto che oggi è chiaro che l'ictus dura tutta la vita, e per questo è importante ricordare sempre che esistono strumenti efficaci che offrono benefici durevoli».
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