20 febbraio 2004
Aggiornamenti e focus, Speciale Depressione
Che cos'è la depressione
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Oscuro perchè nascosto, come la maggior parte delle malattie mentali, per vergogna di un comportamento che devia, in maniera inspiegabile, dalla presunta normalità. Nascosta, la depressione, anche per una sua caratteristica intrinseca: l'isolamento dagli altri, la chiusura in se stessi dovuta alla perdita della speranza di guarire. Ma guarire oggi si può, e si deve, a tutte le età; inutile colpevolizzare il malato, la famiglia, la società, meglio invece rivolgersi al medico per avere una diagnosi tempestiva.
Segni e sintomi
La depressione, nella classificazione medica, rientra nei disturbi dell'umore. L'umore può essere stabile oppure può variare lievemente, anche nel corso di una stessa giornata, perchè influenzato positivamente o negativamente dall'ambiente esterno e dalle situazioni incontrate. Quando però il tono dell'umore è marcatamente rivolto verso il ''basso'' si entra nel campo della patologia, si parla cioè di depressione come vera e propria malattia, e non come stato d'animo passeggero. Con il termine depressione, in realtà, non ci si riferisce ad una patologia univoca ma a una serie di disturbi, distinti tra loro, che presentano però alcune caratteristiche comuni. I sintomi generalmente presenti (ma non tutti insieme) nelle varie forme depressive sono:
Depressione maggiore
E' caratterizzata dalla presenza quotidiana, per almeno 2 settimane consecutive, di umore depresso, accompagnata da 4 o più dei sintomi descritti sopra. Nella depressione maggiore compaiono anche agitazione o rallentamento psicomotorio, ricorrenti pensieri di morte fino all'ideazione suicida. Questa è la forma più grave e invalidante di depressione perchè compromette notevolmente la vita sociale e lavorativa, i sintomi inoltre oscillano nel corso della giornata con peggioramento nelle prime ore del mattino. Si presenta con esordio acuto in genere intorno ai 40 anni, ma può comparire ad ogni età e colpisce le donne 2 volte più degli uomini. è probabilmente dovuta ad alterazioni biochimiche a livello cerebrale, cioè a carenza di uno o più dei seguenti neurotrasmettitori: noradrenalina, dopamina, serotonina. In molti casi di depressione maggiore esiste una chiara predisposizione familiare, la malattia, infatti, colpisce frequentemente i parenti di primo grado di soggetti che ne sono già affetti. Naturalmente si diagnostica il disturbo depressivo come maggiore quando si può escludere che i sintomi siano dovuti agli effetti di farmaci, di altre sostanze o ad altre patologie concomitanti (sindrome organica dell'umore). Analogamente, una fase depressiva transitoria (depressione reattiva) è giustificata e fisiologica in presenza di un lutto o di un evento particolarmente traumatico, ma si risolve spontaneamente entro un paio di mesi.
Distimia
E' la più frequente tra le depressioni minori, cioè tutti quegli episodi depressivi meno gravi, caratterizzati da minore compromissione delle relazioni sociali e dell'attività lavorativa.
La distimia si presenta con disturbi lievi ma con andamento cronico; si diagnostica quando sono presenti almeno due dei sintomi classici e si protraggono già da uno o due anni. La diagnosi così tardiva è dovuta proprio alla cronicità della malattia: il paziente, all'inizio, si convince quasi che il disagio quotidiano sia parte integrante del suo carattere da sempre. La distimia esordisce spesso in maniera subdola e insidiosa già durante la fanciullezza o l'adolescenza, ma viene diagnosticata solo più avanti negli anni. Si riscontra maggiormente nella fascia d'età dai 18 ai 45 anni e prevale nelle donne. Tipico della distimia, non grave di per sè, è il presentarsi associata ad altre psicopatologie come la depressione maggiore, l'ansia, l'abuso di sostanze, i disturbi alimentari, i disturbi di personalità.
Le cause
Molte sono le teorie, sviluppatesi negli anni, che tentano di dare una spiegazione all'insorgere dei disturbi depressivi, nessuna in realtà ha centrato l'obiettivo ma quelle confermate da evidenze scientifiche sono tra loro complementari. Ciò significa che in ognuna di queste ipotesi c'è un po' di verità, che tutte insieme contribuiscono a delineare i meccanismi coinvolti nella depressione senza però risolvere l'enigma primario: perchè viene questa malattia?
A metà degli anni '70, si sviluppò la cosiddetta teoria monoaminergica che individuava due classi di depressioni a seconda del neurotrasmettitore che sarebbe stato carente a livello del sistema nervoso centrale, depressioni da deficit di serotonina e da deficit di noradrenalina. Questa ipotesi fu presto affiancata anche dal suo opposto: ci sono, infatti, evidenze che l'iperattività degli stessi neurotrasmettitori può coesistere con uno stato depressivo.
L'ipotesi genetica sull'ereditarietà della malattia, confermata da studi su gemelli omozigoti, è ad oggi sfumata verso un concetto di familiarità, come spiegato nella depressione maggiore e qui di seguito.
La teoria più recente spiega l'insorgere della depressione sulla base dell'interazione di tre fattori: vulnerabilità personale, eventi stressanti e scarse abilità sociali. Ipotizza quindi che alcune persone abbiano una predisposizione congenita (deficit di neurotrasmettitori, alterazioni ormonali) che le rende più vulnerabili nel caso di scontro con eventi negativi di perdita (lutto, divorzio, separazioni). La mancanza, o il basso grado, di abilità sociali del soggetto nell'affrontare adeguatamente l'evento stressante determina la comparsa di disturbi dell'umore più o meno seri.
Elisa Lucchesini
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Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Segni e sintomi
La depressione, nella classificazione medica, rientra nei disturbi dell'umore. L'umore può essere stabile oppure può variare lievemente, anche nel corso di una stessa giornata, perchè influenzato positivamente o negativamente dall'ambiente esterno e dalle situazioni incontrate. Quando però il tono dell'umore è marcatamente rivolto verso il ''basso'' si entra nel campo della patologia, si parla cioè di depressione come vera e propria malattia, e non come stato d'animo passeggero. Con il termine depressione, in realtà, non ci si riferisce ad una patologia univoca ma a una serie di disturbi, distinti tra loro, che presentano però alcune caratteristiche comuni. I sintomi generalmente presenti (ma non tutti insieme) nelle varie forme depressive sono:
- disturbi del sonno con insonnia o ipersonnia
- scarso appetito e perdita di peso o, al contrario, incremento dell'appetito e del peso corporeo
- perdita d'interesse per le attività quotidiane
- incapacità di provare piacere (anedonia)
- modificazione del desiderio e delle abitudini sessuali
- diversa percezione della stima di sè con autosvalutazione e sensi di colpa
- mancanza di energia e affaticamento eccessivo
- difficoltà di concentrazione
- mancanza di volontà, apatia
- tendenza a isolarsi dalla società e dalla famiglia
Depressione maggiore
E' caratterizzata dalla presenza quotidiana, per almeno 2 settimane consecutive, di umore depresso, accompagnata da 4 o più dei sintomi descritti sopra. Nella depressione maggiore compaiono anche agitazione o rallentamento psicomotorio, ricorrenti pensieri di morte fino all'ideazione suicida. Questa è la forma più grave e invalidante di depressione perchè compromette notevolmente la vita sociale e lavorativa, i sintomi inoltre oscillano nel corso della giornata con peggioramento nelle prime ore del mattino. Si presenta con esordio acuto in genere intorno ai 40 anni, ma può comparire ad ogni età e colpisce le donne 2 volte più degli uomini. è probabilmente dovuta ad alterazioni biochimiche a livello cerebrale, cioè a carenza di uno o più dei seguenti neurotrasmettitori: noradrenalina, dopamina, serotonina. In molti casi di depressione maggiore esiste una chiara predisposizione familiare, la malattia, infatti, colpisce frequentemente i parenti di primo grado di soggetti che ne sono già affetti. Naturalmente si diagnostica il disturbo depressivo come maggiore quando si può escludere che i sintomi siano dovuti agli effetti di farmaci, di altre sostanze o ad altre patologie concomitanti (sindrome organica dell'umore). Analogamente, una fase depressiva transitoria (depressione reattiva) è giustificata e fisiologica in presenza di un lutto o di un evento particolarmente traumatico, ma si risolve spontaneamente entro un paio di mesi.
Distimia
E' la più frequente tra le depressioni minori, cioè tutti quegli episodi depressivi meno gravi, caratterizzati da minore compromissione delle relazioni sociali e dell'attività lavorativa.
La distimia si presenta con disturbi lievi ma con andamento cronico; si diagnostica quando sono presenti almeno due dei sintomi classici e si protraggono già da uno o due anni. La diagnosi così tardiva è dovuta proprio alla cronicità della malattia: il paziente, all'inizio, si convince quasi che il disagio quotidiano sia parte integrante del suo carattere da sempre. La distimia esordisce spesso in maniera subdola e insidiosa già durante la fanciullezza o l'adolescenza, ma viene diagnosticata solo più avanti negli anni. Si riscontra maggiormente nella fascia d'età dai 18 ai 45 anni e prevale nelle donne. Tipico della distimia, non grave di per sè, è il presentarsi associata ad altre psicopatologie come la depressione maggiore, l'ansia, l'abuso di sostanze, i disturbi alimentari, i disturbi di personalità.
Le cause
Molte sono le teorie, sviluppatesi negli anni, che tentano di dare una spiegazione all'insorgere dei disturbi depressivi, nessuna in realtà ha centrato l'obiettivo ma quelle confermate da evidenze scientifiche sono tra loro complementari. Ciò significa che in ognuna di queste ipotesi c'è un po' di verità, che tutte insieme contribuiscono a delineare i meccanismi coinvolti nella depressione senza però risolvere l'enigma primario: perchè viene questa malattia?
A metà degli anni '70, si sviluppò la cosiddetta teoria monoaminergica che individuava due classi di depressioni a seconda del neurotrasmettitore che sarebbe stato carente a livello del sistema nervoso centrale, depressioni da deficit di serotonina e da deficit di noradrenalina. Questa ipotesi fu presto affiancata anche dal suo opposto: ci sono, infatti, evidenze che l'iperattività degli stessi neurotrasmettitori può coesistere con uno stato depressivo.
L'ipotesi genetica sull'ereditarietà della malattia, confermata da studi su gemelli omozigoti, è ad oggi sfumata verso un concetto di familiarità, come spiegato nella depressione maggiore e qui di seguito.
La teoria più recente spiega l'insorgere della depressione sulla base dell'interazione di tre fattori: vulnerabilità personale, eventi stressanti e scarse abilità sociali. Ipotizza quindi che alcune persone abbiano una predisposizione congenita (deficit di neurotrasmettitori, alterazioni ormonali) che le rende più vulnerabili nel caso di scontro con eventi negativi di perdita (lutto, divorzio, separazioni). La mancanza, o il basso grado, di abilità sociali del soggetto nell'affrontare adeguatamente l'evento stressante determina la comparsa di disturbi dell'umore più o meno seri.
Elisa Lucchesini
Fonti
- American Psychiatric Association practice guideline for the treatment of patients with major depressive disorder. Am J Psychiatry 2000 Apr;157(4 Suppl):1-45
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