14 dicembre 2007
Aggiornamenti e focus, Speciale Depressione
Malinconia da neurotrasmettitori
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Il concetto di depressione viene frequentemente manipolato e modificato come pure tutte le declinazioni con cui si manifesta, identificate in base a sintomi specifici, ma non solo. Sono stati riconosciuti marcatori biologici che permettono di identificare le diverse forme del disturbo ed eventuali sottogruppi di pazienti. Gli psichiatri dell'Università di Yale, per esempio, hanno verificato che grazie alla misurazione del livello di alcuni neurotrasmettitori è possibile distinguere sottotipi della depressione maggiore, caratterizzati da sintomi melanconici.
Il manuale di diagnostica dei disturbi mentali (DSM-IV) specifica che tra le caratteristiche melanconiche compaiono il senso di colpa e l'umore depresso, sintomi però non scatenati da eventi e non caratterizzati da ansia. I pazienti che ne soffrono manifestano anche insonnia, perdita dell'appetito e incapacità di trarre piacere. Insomma sembra essere la forma meno influenzata da eventi esterni, da circostanze (di abbandono, di lutto) che di solito scatenano i disturbi dell'umore.
Dal punto di vista clinico sono presenti sintomi neurovegetativi e alterazione di test di laboratorio, che rendono la depressione melanconica un disturbo profondamente organico, endogeno. E i test condotti durante la studio inglese hanno confermato questa ipotesi.
I ricercatori hanno infatti misurato le concentrazioni di alcuni neurotrasmettitori notoriamente coinvolti nella patologia depressiva, presenti nella corteccia cerebrale.
Il test è stato eseguito su 38 soggetti sani e su 33 depressi, usando la spettroscopia di risonanza magnetica protonica, che ha permetto di misurare la concentrazione dell'acido gamma aminobutirrico (GABA), del glutammato e di altri metaboliti. Il confronto tra i due gruppi ha evidenziato nei soggetti depressi livelli di GABA più bassi e di glutammato più alti rispetto ai soggetti normali. Inoltre, nelle immagini del cervello ottenute, si osservava anche una riduzione della percentuale di tessuto solido e di materia bianca.
Infine è stata notata una differenza, anche per confronto con altri precedenti studi, nelle concentrazioni dei due neurotrasmettitori, tra i sottotipi di depressione maggiore. In particolare, nei soggetti colpiti dalla forma melanconica si osservava la più ampia e consistente riduzione della concentrazione di GABA. Questo era particolarmente evidente in coloro che oltre a sintomi melanconici, manifestavano anche segni di psicosi. Per contro i livelli normali o quasi di GABA erano stati osservati nella maggior parte dei pazienti depressi atipici.
Una diagnosi così accurata basata su marcatori biologici misurabili consente ai medici di allestire un trattamento terapeutico più efficace e potenzialmente permette di predire in che modo il paziente risponderà alla cura.
Simona Zazzetta
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Il manuale di diagnostica dei disturbi mentali (DSM-IV) specifica che tra le caratteristiche melanconiche compaiono il senso di colpa e l'umore depresso, sintomi però non scatenati da eventi e non caratterizzati da ansia. I pazienti che ne soffrono manifestano anche insonnia, perdita dell'appetito e incapacità di trarre piacere. Insomma sembra essere la forma meno influenzata da eventi esterni, da circostanze (di abbandono, di lutto) che di solito scatenano i disturbi dell'umore.
Il disturbo interno
Dal punto di vista clinico sono presenti sintomi neurovegetativi e alterazione di test di laboratorio, che rendono la depressione melanconica un disturbo profondamente organico, endogeno. E i test condotti durante la studio inglese hanno confermato questa ipotesi.
I ricercatori hanno infatti misurato le concentrazioni di alcuni neurotrasmettitori notoriamente coinvolti nella patologia depressiva, presenti nella corteccia cerebrale.
Il test è stato eseguito su 38 soggetti sani e su 33 depressi, usando la spettroscopia di risonanza magnetica protonica, che ha permetto di misurare la concentrazione dell'acido gamma aminobutirrico (GABA), del glutammato e di altri metaboliti. Il confronto tra i due gruppi ha evidenziato nei soggetti depressi livelli di GABA più bassi e di glutammato più alti rispetto ai soggetti normali. Inoltre, nelle immagini del cervello ottenute, si osservava anche una riduzione della percentuale di tessuto solido e di materia bianca.
Diagnosi mirata
Infine è stata notata una differenza, anche per confronto con altri precedenti studi, nelle concentrazioni dei due neurotrasmettitori, tra i sottotipi di depressione maggiore. In particolare, nei soggetti colpiti dalla forma melanconica si osservava la più ampia e consistente riduzione della concentrazione di GABA. Questo era particolarmente evidente in coloro che oltre a sintomi melanconici, manifestavano anche segni di psicosi. Per contro i livelli normali o quasi di GABA erano stati osservati nella maggior parte dei pazienti depressi atipici.
Una diagnosi così accurata basata su marcatori biologici misurabili consente ai medici di allestire un trattamento terapeutico più efficace e potenzialmente permette di predire in che modo il paziente risponderà alla cura.
Simona Zazzetta
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