Maculopatia: fattori di rischio e cura

24 febbraio 2020
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Maculopatia: fattori di rischio e cura



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La maculopatia è una malattia oculare legata soprattutto all'età, all'invecchiamento. Si parla infatti di degenerazione maculare senile. Interessa la macula, la zona al centro della retina che ci consente la percezione della visione centrale, è deputata alla messa a fuoco dei dettagli e riconosce i colori. Colpisce gli over 55 e registra un picco di casi intorno ai 70 anni.

Si può dunque parlare di disordine metabolico legato alla senescenza. Ma che cosa accade? La retina accumula depositi di scarico che si chiamano drusen. Quando questi si uniscono nella regione maculare, possono iniziare a sviluppare fenomeni infiammatori, producendo neovasi. Il mutamento scompagina completamente la struttura retinica e crea una placca di fibrosi attraverso la quale non si riesce a vedere. Oltre alla maculopatia senile (la più comune), esistono anche altre forme di maculopatia causate da:


Sintomi e fattori di rischio della maculopatia


In presenza di maculopatia, si registra una limitazione della capacità visiva con una progressiva perdita della visione centrale mentre viene mantenuta intatta quella periferica. Si può avvertire una specie di macchia nera al centro del campo visivo. Le immagini possono apparire deformate (le linee dritte diventano storte), i colori alterati, meno nitidi, la luce insufficiente, con conseguente difficoltà nella lettura.

I fattori di rischio sono rappresentati dall'età, dalla predisposizione genetica, dal fumo, dall'ipertensione, dall'obesità, dalle malattie cardio-vascolari e dall'eccessiva esposizione ai raggi solari senza protezione. Ma possono giocare un ruolo importante anche il colesterolo e la glicemia alti. La maculopatia può colpire un occhio solo oppure entrambi. L'insorgenza è subdola. All'inizio anche asintomatica per la compensazione messa in atto dal secondo occhio. Per questo è importante sottoporsi a regolari controlli dopo i 45 anni.


La cura: la tempestività


Con la maculopatia è fondamentale essere tempestivi. Innanzitutto, è utile capire se c'è una predisposizione ereditaria: se un genitore ha la maculopatia, un test genetico specifico indica la tendenza nel figlio. Questa informazione permette di definire con anticipo la terapia giusta. E le probabilità di incontrare la maculopatia nel corso della vita si riducono sensibilmente.

La diagnosi precoce può essere fatta con i controlli periodici, soprattutto dopo i 45 anni, e con l'autodiagnosi del test Griglia di Amsler. Qualora si evidenzi un principio di maculopatia, viene prescritta una terapia molto semplice con fattori correttivi dei dismetabolismi in atto. Si tratta di farmaci cosiddetti retinotrofici che rientrano nella classe degli integratori dietetici, a base di antiossidanti e apporti vitaminici.


La terapia intravitreale

Ma se la situazione si aggrava o la terapia non si dimostra sufficiente? Si interviene con cure specifiche. In particolare, con la terapia intravitreale. Spiega Igor Di Carlo, titolare ambulatori oculistici Igor di Carlo e responsabile oculistica Policlinico San Luca di Torino: «È utile sapere che l'occhio si presenta come una barriera molto impermeabile perché deve proteggere l'integrità dei liquidi, garantendone la trasparenza rispetto ai dismetabolismi esterni. Una qualunque alterazione dello spessore del nostro sangue, per esempio, se l'occhio non fosse protetto, avrebbe conseguenze nei liquidi interni, rendendoci incapaci di vedere. E questa conformazione dell'occhio rappresenta un vantaggio importante nella cura delle maculopatie».

«In particolare, con le terapie intravitreali, gesti di farmaco-chirurgia che permettono di depositare con grande delicatezza quantità minime di anticorpi monoclonali, una specie di anticorpi, creati in laboratorio, addestrati per arrivare esattamente nel luogo da curare. È una farmaco-chirurgia che interviene in una zona molto compatta dell'occhio, priva di terminali sensoriali, quindi indolore, e priva di ricettori visivi. Dunque, una zona cieca e non determina una macchia o un calo nel campo visivo».

Il limite di questa terapia? Quello di riuscire veramente a prevenire la degenerazione maculare. «Anche in questo caso infatti è fondamentale essere tempestivi, non aspettare» afferma Igor Di Carlo. «Dobbiamo mantenere l'integrità anatomica degli strati: più aspettiamo a controllarci o rinviamo la terapia, maggiori diventano i problemi. Oggi essere tempestivi rappresenta la base della cura della maculopatia. Per ritardarne l'insorgenza o arginarne il processo patologico degenerativo».


Carla De Meo


Riferimenti bibliografici:
  • Grey R.H.B., Bird A.C., Chisholm "Senile disciform macular degeneration: features indicating suitability for photocoagulation", 1979.



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