Dipendenza da nicotina e depressione: colpa dei nostri antenati

24 febbraio 2016
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Dipendenza da nicotina e depressione: colpa dei nostri antenati



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Altro che storia passata. Il Dna dell'uomo di Neanderthal non solo è ancora presente nel patrimonio genetico dell'uomo moderno, ma ne influenza il benessere e lo stato di salute. È quanto sostengono dalla pagine della prestigiosa rivista Science i ricercatori della Vanderbilt University di Nashville (Usa) coordinati da John Capra, che si occupa di genetica evolutiva e scienze biologiche presso l'ateneo statunitense.

«Una piccola percentuale dei geni di chi ha origini euro-asiatiche arriva da molto lontano tanto che l'1,5-4 per cento circa del loro Dna è un'eredità dell'uomo di Neanderthal» spiegano gli autori ricordando che i diversi appartenenti al genere Homo che hanno transitato sulla terra prima dell'uomo moderno hanno avuto modo di incontrarsi e di incrociarsi tra di loro.
«Per questa ragione nel Dna moderno ci sono tracce del patrimonio genetico primitivo, ma finora non era chiaro se questa eredità dal passato potesse influenzare la salute e in che misura» continua Capra, che assieme ai colleghi ha analizzato i dati relativi a circa 28mila adulti di origine europea. E così facendo i ricercatori hanno scoperto che i frammenti antichi risultano associati a diverse caratteristiche dell'uomo di oggi, inclusi alcuni disturbi di tipo immunologico, dermatologico, neurologico, psichiatrico e riproduttivo.

«In alcuni casi l'eredità Neanderthal è positiva e i geni di questi nostri antenati aiutano a proteggere la pelle dal sole e da germi pericolosi» spiegano i ricercatori d'oltre oceano, «ma in altri casi l'eredità è tutt'altro che gradita». Dall'analisi effettuata emerge infatti un'associazione tra un frammento particolare del Dna Neanderthal e l'aumento del rischio di dipendenza da nicotina. «Altri frammenti potrebbero influenzare il rischio di depressione e disturbi neurologici» aggiunge Capra, ricordando anche l'aumento della formazione di coaguli nel sangue che a sua volta aumenta il rischio di ictus ed embolia polmonare e può creare complicazioni nella gravidanza. «Questi dati dimostrano solo un'associazione e non un legame causa-effetto, ma restano comunque importanti in quanto sono la prima dimostrazione che questo Dna antico può influenzare la salute dell'uomo moderno» concludono i ricercatori.



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