30 maggio 2008
Aggiornamenti e focus
Tristi se il bimbo non arriva
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Fare i conti con una gravidanza che tarda ad arrivare, magari proprio quando l'età avanza e le probabilità diminuiscono per un calo fisiologico della fertilità, può mettere in difficoltà una donna, ma anche un uomo e la coppia stessa. E' intuibile che tale circostanza può mettere a dura prova l'equilibrio psichico di persone che non possono realizzare un desiderio, un sogno o un progetto di vita. Intuibile ma anche scientificamente provato: molti studi hanno osservato segnali e quadri clinici o subclinici rispondenti a criteri di disturbi psichiatrici, tra i quali depressione, ansia, sintomi ossessivi-compulsivi.
I lavori che hanno fatto emergere questo risvolto dell'infertilità si basano sull'osservazione delle psicopatologie che emergono come conseguenza della sensazione di molteplice perdita: perdita di un potenziale bambino, perdita di un obiettivo, perdita della gravidanza, perdita della possibilità di avere una progenie, perdita del controllo del proprio corpo. Gli stati emotivi che accompagnano questa percezione sono un calo dell'autostima, senso di colpa, rabbia ostilità e tristezza, che a volte diventano problemi coniugali e disturbi della sessualità. Non è del tutto chiaro se tutto ciò nasce dallo stress per l'infertilità e gli eventuali trattamenti intrapresi o da intraprendere oppure dallo stato di salute psicologico della persona prima di questa fase della vita. Un gruppo di ricerca italiano dell'Università di Siena ha affrontato questo aspetto dell'ampio tema dell'infertilità, arruolando, presso il centro specializzato Le Scotte, di Siena, coppie che avevano da poco avuto una diagnosi di infertilità, intesa come insuccesso nel concepimento dopo un anno di tentativi con metodi naturali, ma ancora non avviate a un percorso terapeutico. Oltre a verificare eventuale riscontro dei criteri previsti dal manuale diagnostico per i disturbi mentali (DMS-IV), sono stati appurati anche pregressi stati psicologici alterati o patologici, in due gruppi di coppie: 81 infertili in cui l'età media era di 35 anni, 70 al terzo mese di gravidanza di età media di 31 anni.
Le osservazioni hanno portato risultati coerenti con quanto finora riscontrato da altri studi: i problemi psichiatrici erano più frequenti tra i soggetti infertili e questo era particolarmente vero per i disturbi dell'adattamento, cioè sintomi emotivi e comportamentali clinicamente significativi che si sviluppano in risposta a uno o più fattori stressanti identificabili. Per esempio l'ansia mista e umore depresso interessavano il 16% del campione infertile e solo il 2% di quello fertile, nessun soggetto fertile presentava disturbi da alimentazione incontrollata contro l'8% del gruppo infertile. In ogni caso, tutti i disturbi erano molto più frequenti tra le donne infertili che tra gli uomini infertili, a indicare una maggiore vulnerabilità rispetto a tale circostanza, ma con alcune distinzioni in base alle causa dell'infertilità. Per esempio le donne che non riuscivano ad avere una gravidanza per motivi anatomici, endocrini o idiopatici cadevano più facilmente in sintomi ansiosi o depressivi, rispetto a donne il cui partner era infertile, ma l'infertilità senza motivo o cause endocrine, come la sindrome da ovaio policistico esponeva a maggior rischio di disturbi dell'alimentazione rispetto a chi aveva problematiche di natura anatomica. L'alimentazione disturbata pregressa aveva inoltre un suo ruolo, perché era rappresentata più significativamente tra le donne con infertilità idiopatica, con ovaio policistico rispetto alle donne fertili o che avevano riscontrato cause anatomiche. Stessa rilevanza anche per precedenti attacchi di panico e agorafobia: più frequenti tra le donne infertili. Il tempo peggiorava la situazione: chi da almeno due anni soffriva di problemi legati alla riproduzione aveva maggiori probabilità di disturbi dell'adattamento rispetto a chi li affrontava da meno tempo (11% contro 5%).
Neanche gli uomini avevano scampo alle conseguenze emotive di una diagnosi di infertilità, e se le cause non erano note era più probabile che comparissero segnali ossessivi-compulsivi subclinici mentre se c'erano anche cause organiche si potevano manifestare anche fobie sociali.Alla conferma di risultati raccolti da altri studi, si aggiunge l'evidenza che alcune donne presentano una qualche forma di disturbo psichiatrico ancora prima di entrare in contatto con i centri specializzati e che questa possa condizionare le probabilità di concepimento. Tra queste, per esempio, i disturbi dell'alimentazione espongono ad alterazioni ormonali, irregolarità del ciclo mestruale o problematiche della sfera sessuale e spesso sono associati alla sindrome dell'ovaio policistico. Dati che delineano un bisogno più ampio in queste persone, che vanno prese in carico non solo per arrivare al concepimento, ma per arrivarci risolvendo magari altre difficoltà pregresse o subentrate.
Simona Zazzetta
Salute oggi:
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Si perde troppo
I lavori che hanno fatto emergere questo risvolto dell'infertilità si basano sull'osservazione delle psicopatologie che emergono come conseguenza della sensazione di molteplice perdita: perdita di un potenziale bambino, perdita di un obiettivo, perdita della gravidanza, perdita della possibilità di avere una progenie, perdita del controllo del proprio corpo. Gli stati emotivi che accompagnano questa percezione sono un calo dell'autostima, senso di colpa, rabbia ostilità e tristezza, che a volte diventano problemi coniugali e disturbi della sessualità. Non è del tutto chiaro se tutto ciò nasce dallo stress per l'infertilità e gli eventuali trattamenti intrapresi o da intraprendere oppure dallo stato di salute psicologico della persona prima di questa fase della vita. Un gruppo di ricerca italiano dell'Università di Siena ha affrontato questo aspetto dell'ampio tema dell'infertilità, arruolando, presso il centro specializzato Le Scotte, di Siena, coppie che avevano da poco avuto una diagnosi di infertilità, intesa come insuccesso nel concepimento dopo un anno di tentativi con metodi naturali, ma ancora non avviate a un percorso terapeutico. Oltre a verificare eventuale riscontro dei criteri previsti dal manuale diagnostico per i disturbi mentali (DMS-IV), sono stati appurati anche pregressi stati psicologici alterati o patologici, in due gruppi di coppie: 81 infertili in cui l'età media era di 35 anni, 70 al terzo mese di gravidanza di età media di 31 anni.
La causa fa (poca) differenza
Le osservazioni hanno portato risultati coerenti con quanto finora riscontrato da altri studi: i problemi psichiatrici erano più frequenti tra i soggetti infertili e questo era particolarmente vero per i disturbi dell'adattamento, cioè sintomi emotivi e comportamentali clinicamente significativi che si sviluppano in risposta a uno o più fattori stressanti identificabili. Per esempio l'ansia mista e umore depresso interessavano il 16% del campione infertile e solo il 2% di quello fertile, nessun soggetto fertile presentava disturbi da alimentazione incontrollata contro l'8% del gruppo infertile. In ogni caso, tutti i disturbi erano molto più frequenti tra le donne infertili che tra gli uomini infertili, a indicare una maggiore vulnerabilità rispetto a tale circostanza, ma con alcune distinzioni in base alle causa dell'infertilità. Per esempio le donne che non riuscivano ad avere una gravidanza per motivi anatomici, endocrini o idiopatici cadevano più facilmente in sintomi ansiosi o depressivi, rispetto a donne il cui partner era infertile, ma l'infertilità senza motivo o cause endocrine, come la sindrome da ovaio policistico esponeva a maggior rischio di disturbi dell'alimentazione rispetto a chi aveva problematiche di natura anatomica. L'alimentazione disturbata pregressa aveva inoltre un suo ruolo, perché era rappresentata più significativamente tra le donne con infertilità idiopatica, con ovaio policistico rispetto alle donne fertili o che avevano riscontrato cause anatomiche. Stessa rilevanza anche per precedenti attacchi di panico e agorafobia: più frequenti tra le donne infertili. Il tempo peggiorava la situazione: chi da almeno due anni soffriva di problemi legati alla riproduzione aveva maggiori probabilità di disturbi dell'adattamento rispetto a chi li affrontava da meno tempo (11% contro 5%).
Neanche gli uomini avevano scampo alle conseguenze emotive di una diagnosi di infertilità, e se le cause non erano note era più probabile che comparissero segnali ossessivi-compulsivi subclinici mentre se c'erano anche cause organiche si potevano manifestare anche fobie sociali.Alla conferma di risultati raccolti da altri studi, si aggiunge l'evidenza che alcune donne presentano una qualche forma di disturbo psichiatrico ancora prima di entrare in contatto con i centri specializzati e che questa possa condizionare le probabilità di concepimento. Tra queste, per esempio, i disturbi dell'alimentazione espongono ad alterazioni ormonali, irregolarità del ciclo mestruale o problematiche della sfera sessuale e spesso sono associati alla sindrome dell'ovaio policistico. Dati che delineano un bisogno più ampio in queste persone, che vanno prese in carico non solo per arrivare al concepimento, ma per arrivarci risolvendo magari altre difficoltà pregresse o subentrate.
Simona Zazzetta
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