08 giugno 2005
Aggiornamenti e focus
Colesterolo? Alto quando serve
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Il rapporto tra il colesterolo e diverse malattie non legate a cuore e vasi è stato avanzato a più riprese. E non sempre si tratta di un rapporto negativo. Uno dei capitoli più interessanti è quello che lega i livelli ematici di colesterolo e la maggiore o minore esposizione alla demenza di Alzheimer. Perché interessante? Per almeno due motivi: non esiste per ora un appiglio cui agganciarsi per prevenire l'Alzheimer mentre, d'altra parte, ridurre la colesterolemia è oggi relativamente semplice grazie all'efficacia e alla sicurezza dimostrate da farmaci come le statine. Quindi, se agendo sulla colesterolemia si potesse fare prevenzione della demenza, sarebbe un risultato rilevante. In effetti precedenti indagini avevano mostrato che effettivamente chi presenta i fattori di rischio cardiovascolari classici (ipertensione, ipercolesterolemia, ipertensione e fumo) mostra più possibilità di sviluppare la malattia. Uno dei molti studi in questo senso, condotto su un gruppo di poco meno di 9.000 persone di 40-45 anni aveva mostrato che in effetti la presenza di uno e più di questi fattori di rischio aumentava l'esposizione all'Alzheimer una volta superata la settantina. In particolare, con un solo fattore di rischio la possibilità di demenza aumentava del 27%, mentre avendoli tutti e quattro la possibilità aumentava del 137%.
Quanto alla colesterolemia, senza combinare gli effetti, un valore elevato portava a un rischio aumentato del 42%. Insomma: alla boa dei 40 anni avere cuore e vasi malconci è un inconveniente. Per inciso, le persone del gruppo che si sono poi ammalate di Alzheimer erano pari all'8,2%.Quindi la questione poteva apparire, se non risolta, almeno ben impostata. A cambiare la carte in tavola viene ora un altro studio, che ha invece perso in esame un gruppo di persone che hanno già raggiunto l'età critica per la demenza, 382 persone nate tra il 1901 e il 1902. Questo gruppo è stato sottoposto a test per la valutazione neuropsicologica, nonché a quelli per valutare le condizioni generali e, infine alla misurazione della colesterolemia totale e della trigliceridemia. Nell'arco del periodo di osservazione, 93 di queste persone hanno sviluppato l'Alzheimer. Risultato sorprendente, erano quelli con i valori più alti di colesterolo all'età di 70 anni a rischiare di meno una volta arrivati nella fascia tra 79 e 88 anni, in pratica un 30% in meno di possibilità. Non solo, ma il vantaggio aumentava aumentando il livello di colesterolo, tanto che la protezione maggiore l'aveva il gruppo che raggiungeva valori che oscillavano attorno ai 300 mg/dl (si ricordi che i valori normali non dovrebbero superare 200 mg/dl). Il valore dei trigliceridi, invece, non aveva alcun rapporto con il rischio di demenza.
Insomma, tutto da rifare, ma solo apparentemente. In effetti un conto è avere valori fuori dalla norma da giovane, un conto a 70 anni. Un po' in tutta la fisiologia dell'anziano i valori di laboratorio vanno accettati con un margine più ampio. Resta il fatto, però che l'elevato colesterolo dopo i 70 anni potrebbe anche significare un semplice segno che l'organismo è ancora in forza, che la persona si alimenta abbondantemente eccetera. D'altra parte, se il colesterolo avesse invece un ruolo causale preciso nel determinare la protezione del neurone, varrebbe la pena di chiedersi, sostengono gli autori dello studio, se non sia il caso di evitare trattamenti anticolesterolo troppo aggressivi negli anziani. La risposta ai prossimi studi.
Maurizio Imperiali
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Il rapporto si rovescia in tarda età
Quanto alla colesterolemia, senza combinare gli effetti, un valore elevato portava a un rischio aumentato del 42%. Insomma: alla boa dei 40 anni avere cuore e vasi malconci è un inconveniente. Per inciso, le persone del gruppo che si sono poi ammalate di Alzheimer erano pari all'8,2%.Quindi la questione poteva apparire, se non risolta, almeno ben impostata. A cambiare la carte in tavola viene ora un altro studio, che ha invece perso in esame un gruppo di persone che hanno già raggiunto l'età critica per la demenza, 382 persone nate tra il 1901 e il 1902. Questo gruppo è stato sottoposto a test per la valutazione neuropsicologica, nonché a quelli per valutare le condizioni generali e, infine alla misurazione della colesterolemia totale e della trigliceridemia. Nell'arco del periodo di osservazione, 93 di queste persone hanno sviluppato l'Alzheimer. Risultato sorprendente, erano quelli con i valori più alti di colesterolo all'età di 70 anni a rischiare di meno una volta arrivati nella fascia tra 79 e 88 anni, in pratica un 30% in meno di possibilità. Non solo, ma il vantaggio aumentava aumentando il livello di colesterolo, tanto che la protezione maggiore l'aveva il gruppo che raggiungeva valori che oscillavano attorno ai 300 mg/dl (si ricordi che i valori normali non dovrebbero superare 200 mg/dl). Il valore dei trigliceridi, invece, non aveva alcun rapporto con il rischio di demenza.
Forse un indicatore generico
Insomma, tutto da rifare, ma solo apparentemente. In effetti un conto è avere valori fuori dalla norma da giovane, un conto a 70 anni. Un po' in tutta la fisiologia dell'anziano i valori di laboratorio vanno accettati con un margine più ampio. Resta il fatto, però che l'elevato colesterolo dopo i 70 anni potrebbe anche significare un semplice segno che l'organismo è ancora in forza, che la persona si alimenta abbondantemente eccetera. D'altra parte, se il colesterolo avesse invece un ruolo causale preciso nel determinare la protezione del neurone, varrebbe la pena di chiedersi, sostengono gli autori dello studio, se non sia il caso di evitare trattamenti anticolesterolo troppo aggressivi negli anziani. La risposta ai prossimi studi.
Maurizio Imperiali
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