14 giugno 2006
Aggiornamenti e focus
Nella fibrillazione meglio la via vecchia
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Una persona su 100 soffre di fibrillazione atriale, che quindi è la forma di aritmia più diffusa. Oltre che provocare sintomi molto fastidiosi, soprattutto negli anziani, questa sorta di pulsazione anomala del cuore ha l'effetto di spianare la strada all'ictus e a trombosi di altri distretti diversi dal cervello. Il fatto è che l'anormale movimento dell'atrio sinistro tende a favorire la formazione di coaguli che poi abbandonano il cuore per andare a ostruire le arterie.La soluzione è una terapia che ostacoli la formazione dei trombi, cioè, per dirla nel linguaggio comune, renda più fluido il sangue. Tuttavia non è cosa semplicissima, soprattutto tenendo presente che la popolazione destinataria di questa profilassi è anziana (70 anni e più) e che il rischio di emorragie è sempre presente. Inoltre, non esiste una sola strada per ottenere questo effetto. Esistono gli anticoagulanti orali, come il warfarin, che inibiscono l'azione della vitamina K, uno degli elementi fondamentali del meccanismo della coagulazione, ma si possono impiegare anche l'aspirina e altre sostanze ancora, che agiscono sull'aggregazione piastrinica, cioè una via diversa. Da tempo il warfarin è la terapia d'elezione che, però, presenta alcuni aspetti problematici: i pazienti devono essere valutati periodicamente sia per controllare che i livelli di farmaco nel sangue siano adeguati, sia per monitorare la funzionalità del fegato e altri parametri. Inoltre, durante il trattamento si deve prestare attenzione a diversi aspetti come la dieta o l'interazione con altri farmaci. Insomma, il farmaco funziona (riduce del 45% gli ictus) ma non è il massimo del comfort. Ovvio che si stia cercando una strada più semplice, che in uno studio recentissimo è stata quella dell'aspirina più clopidogrel, un'altra sostanza che agisce sulle piastrine. Anche questa accoppiata vanta successi al suo attivo, particolarmente nella profilassi antitrombotica dopo l'angioplastica e nella prevenzione del reinfarto.
I due trattamenti sono stati messi alla prova su un campione di ultrasettantacinquenni, con fibrillazione atriale e con altri fattori di rischio per l'ictus (pressione alta, coronaropatia, eccetera), una parte è stata avviata al trattamento anticoagulante, l'altra a quello alternativo. I ricercatori si erano posti come obiettivo di verificare in primo luogo il numero di ictus (lievi e gravi), gli altri eventi cardiovascolari, la mortalità per cause cardiovascolari e quella per cause diverse, oltre a uno dei principali effetti collaterali delle terapie antitrombotiche: le emorragie, anche qui divise in lievi e gravi.Se si guarda al risultato principale, lo studio ha dimostrato la superiorità del trattamento con warfarin, tanto che lo studio è stato interrotto prima del previsto: non sarebbe stato etico continuare a trattare parte dei pazienti in un modo palesemente meno efficace.
Infatti nel gruppo warfarin si sono avuti 165 incidenti vascolari (quindi con un rischio annuale del 3,93%) e 234 in nel gruppo aspirina più clopidogrel (rischio annuo pari al 5,6%). D'altra parte, anche la mortalità cardiovascolare era più bassa nel caso del trattamento anticoagulante tradizionale, seppure alla fine la mortalità generale non era molto differente tra i due gruppi. Il principale vantaggio del warfarin, comunque, si riscontrava nella prevenzione delle trombosi. Quanto alle emorragie, l'andamento era simile nei due gruppi, anche se quelle lievi erano significativamente più frequenti con l'aspirina più clopidogrel.Insomma, non è venuto il momento, ancora, di abbandonare il farmaco più vecchio. Soprattutto, dice lo studio, se si è già cominciata questa terapia. Infatti, nella popolazione compresa nello studio, coloro che già ricevevano il trattamento erano quelli che ne traevano il maggiore beneficio e con minori inconvenienti. D'altra parte, l'uso del warfarin non è praticabile in tutti i pazienti affetti da fibrillazione atriale e, quindi, se non si può usare il farmaco più efficace anche le alternative meno efficaci hanno un valore.
Maurizio Imperiali
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Uno studio terminato anzitempo
I due trattamenti sono stati messi alla prova su un campione di ultrasettantacinquenni, con fibrillazione atriale e con altri fattori di rischio per l'ictus (pressione alta, coronaropatia, eccetera), una parte è stata avviata al trattamento anticoagulante, l'altra a quello alternativo. I ricercatori si erano posti come obiettivo di verificare in primo luogo il numero di ictus (lievi e gravi), gli altri eventi cardiovascolari, la mortalità per cause cardiovascolari e quella per cause diverse, oltre a uno dei principali effetti collaterali delle terapie antitrombotiche: le emorragie, anche qui divise in lievi e gravi.Se si guarda al risultato principale, lo studio ha dimostrato la superiorità del trattamento con warfarin, tanto che lo studio è stato interrotto prima del previsto: non sarebbe stato etico continuare a trattare parte dei pazienti in un modo palesemente meno efficace.
Vantaggi soprattutto per chi è già trattato
Infatti nel gruppo warfarin si sono avuti 165 incidenti vascolari (quindi con un rischio annuale del 3,93%) e 234 in nel gruppo aspirina più clopidogrel (rischio annuo pari al 5,6%). D'altra parte, anche la mortalità cardiovascolare era più bassa nel caso del trattamento anticoagulante tradizionale, seppure alla fine la mortalità generale non era molto differente tra i due gruppi. Il principale vantaggio del warfarin, comunque, si riscontrava nella prevenzione delle trombosi. Quanto alle emorragie, l'andamento era simile nei due gruppi, anche se quelle lievi erano significativamente più frequenti con l'aspirina più clopidogrel.Insomma, non è venuto il momento, ancora, di abbandonare il farmaco più vecchio. Soprattutto, dice lo studio, se si è già cominciata questa terapia. Infatti, nella popolazione compresa nello studio, coloro che già ricevevano il trattamento erano quelli che ne traevano il maggiore beneficio e con minori inconvenienti. D'altra parte, l'uso del warfarin non è praticabile in tutti i pazienti affetti da fibrillazione atriale e, quindi, se non si può usare il farmaco più efficace anche le alternative meno efficaci hanno un valore.
Maurizio Imperiali
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