Vitamina sì, se B

06 giugno 2007
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Vitamina sì, se B



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Vitamine e prevenzione cardiovascolare, un capitolo che ha riservato spesso sorprese sgradite. Ma tutto dipende da quale prevenzione e da quale vitamina. Questo il messaggio di uno studio cinese, in effetti una metanalisi di tutte le ricerche che hanno interessato la prevenzione dell'ictus (un infarto cerebrale) attraverso la supplementazione con l'acido folico, una vitamina del gruppo B. L'ipotesi era sorta a seguito dell'identificazione di un fattore di rischio per parecchi disturbi cardiovascolari (oltre all'ictus, l'infarto e la trombosi venosa profonda) e cioè la presenza di elevati livelli ematici di omocisteina, un aminoacido solforato.

L'omocisteina aiuta la placca


Dell'omocisteina, alla fine, si è accertato che ha un ruolo di primo piano nell'aterosclerosi e, di conseguenza, nel generarsi dei trombi, si tratti di coronarie, arterie cerebrali o grandi vasi venosi. L'iperomocisteinemia, però, può essere ridotta e uno dei modi per farlo è aumentare l'introito di acido folico. Fino a oggi, presi uno per uno, gli studi condottial riguardo non avevano però dato indicazioni univoche, anche perché un conto è la prevenzione primaria, cioè impedire che si presenti il primo evento, il primo infarto, per esempio, e un'altra quella secondaria, cioè impedire gli infarti successivi. Inoltre, gli incidenti cardiovascolari non funzionano, per così dire, allo stesso modo. Infatti gli studi condotti sulla prevenzione dell'infarto sono stati piuttosto insoddisfacenti. Diverso il discorso sull'ictus, per il quale un grande studio, lo HOPE2 aveva provato una riduzione del rischio del 24%. Inoltre faceva ben sperare anche una considerazione epidemiologica: dal 1989, negli Stati Uniti e in Canada i cereali sono fortificati con acido folico, misura necessaria per fornire alle gravide il surplus di vitamina necessario a prevenire i difetti del tubo neurale nei nascituri. Se l'aumento dell'acido folico assunto previene effettivamente l'ictus, si sarebbe dovuto assistere a una riduzione della mortalità per questa malattia nella popolazione generale e così è stato, mentre in Inghilterra e Galles, dove la fortificazione non c'è stata, la mortalità è rimasta pressoché inalterata.

Funziona a patto che


Di qui l'interesse per la metanalisi, che ha permesso di confrontare i dati di otto studi condotti a regola d'arte. I risultati dell'analisi statistica hanno confermato che l'acido ha effettivamente una funzione protettiva. Il rischio relativo di andare incontro a un ictus, dice lo studio, si riduce complessivamente del 18%. Tuttavia il dato non può essere generalizzato a tutte le situazioni: la supplementazione di acido folico funziona nella prevenzione primaria, quindi non in chi ha già subito un ictus, quando l'assunzione dura almeno 36 mesi e quando si raggiunge una riduzione dell'omocisteina circolante di almeno il 20% rispetto alla partenza. Inoltre, la supplementazione ha un effetto se la persona vive in un paese in cui la fortificazione dei cereali non c'è o è bassa; questo significa che esiste un tetto all'effetto dell'acido folico: se si assume già una quantità superiore grazie agli alimenti, aggiungerne altro non serve o serve poco.
Trarre conclusioni definitive è arduo, ma secondo gli autori la fortificazione dei cereali può essere una risorsa importante, oltre che per prevenire le malformazioni congenite, anche per ridurre la mortalità per ictus. Quanto al fatto che l'ischemia e l'infarto non risentano positivamente di questa azione contro l'iperomocisteinemia, potrebbe essere spiegata con il fatto che l'effetto negativo dell'omocisteina si esercita soprattutto sui vasi di piccolo calibro, come quelli presenti nel cervello, piuttosto che sui vasi più grandi come quelli coinvolti nell'ischemia e nell'infarto. Intanto, però, si può portare a casa questo primo risultato.

Maurizio Imperiali



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