Crohn e colite ulcerosa, l’infiammazione che attacca l’intestino

30 marzo 2011
Interviste

Crohn e colite ulcerosa, l’infiammazione che attacca l’intestino



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Ancora poco conosciute in termini di cause e fattori di rischio, le malattie infiammatorie croniche intestinali restano relativamente poco frequenti ma hanno un impatto molto negativo sulla qualità della vita del paziente. Importante capire i segni dell'esordio e avviare una terapia, come spiega a Dica33 Sandro Ardizzone, responsabile dell'unità dipartimentale per le Mici del Polo Universitario Sacco di Milano

Che cosa si intende per malattie infiammatorie croniche intestinali?
Vengono definite così due patologie, la colite ulcerosa e la malattia di Crohn, poiché caratterizzate dalla presenza di infiammazione nella parete dell'intestino. Tale infiammazione è la conseguenza di un'alterata risposta immunitaria, a livello della parete intestinale, alla presenza di un antigene estraneo, o verso agenti estranei o considerati aggressivi dal sistema immunitario. A parte questa origine comune, sono due malattie diverse. La colite ulcerosa interessa il tratto intestinale del retto e del colon e la parte più superficiale della mucosa intestinale. La malattia di Crohn può interessare tutto il tratto gastrointestinale, dalla bocca all'ano, anche se più frequentemente colpisce la parte terminale. A differenza della colite ulcerosa, però, non si ferma alla superficie, ma penetra nella mucosa e si estende in profondità nella parete con complicazioni di vario tipo.

Quali?
Il processo infiammatorio può dare vita a restringimenti del lume di alcuni tratti dell'intestino e creare occlusioni. Inoltre, si possono formare ascessi addominali e fistole che creano una comunicazione anomala dalla cavità ascessuale fino ad un'altra zona intestinale o a un altro organo intraddominale, come l'utero o la vescica. Si possono considerare complicanze extraintestinali, le infiammazioni che interessano altri distretti come le articolazioni, gli occhi, la cute, ma anche fegato e polmoni. Questi interessamenti possono essere considerati anche delle manifestazioni della malattia che precedono anche di molto tempo i sintomi intestinali.

Ci sono segni caratteristici che possono sollevare il sospetto?
Ci sono dei sintomi cardine, che sono il dolore addominale, la diarrea, il calo di peso e la presenza di sangue nelle feci. Le emorragie anali, in particolare, sono tipiche della colite ulcerosa e portano il paziente a farsi visitare dal medico, mentre possono essere meno frequenti per i pazienti con il Crohn. In questi ultimi, però, può esserci anemia, diarrea e stanchezza, e se l'esordio è sfumato può crearsi confusione con sindrome dell'intestino irritabile. In ogni caso se i sintomi sono clamorosi si ricorre al ricovero ospedaliero.

Quindi la diagnosi su cosa si basa?
Innanzitutto, serve una storia clinica molto dettagliata che raccolga i sintomi e la loro evoluzione che non sempre è chiara. La visita oggettiva del medico è importante per indirizzare e scegliere esami del sangue e prime indagini di laboratorio. E poi si passa agli esami strumentali, di cui l'endoscopia è la più importante perché permette di valutare i segni macroscopici, come rossori e gonfiori e di eseguire biopsie. Si eseguono anche esami ecografici e nei centri dotati anche lo studio mediante videocapsula endoscopica. Per porre la diagnosi serve, quindi, un quadro completo.

Ci sono persone più a rischio o più predisposte?
Non sono note le cause che provocano queste malattie quindi non possiamo identificare soggetti a rischio. Colpiscono più spesso i giovani, tra i 30 e i 50 anni, e meno nelle fasce di età successive. E non è facile identificare fattori ambientali o stili di vita a rischio, poiché per esempio, il fumo è molto dannoso per la malattia di Crohn mentre chi ha la colite ulcerosa, se smette di fumare, peggiora la patologia. La ricerca di base comunque sta facendo grandi passi nella conoscenza della malattia.

Come si curano le malattie infiammatorie croniche intestinali?
Non esiste una terapia specifica e risolutiva, ma sono disponibili diversi tipi di farmaci che possono essere utilizzati per controllare l'infiammazione, migliorare i sintomi e prolungare il periodo di remissione. Vengono usati farmaci antinfiammatori come la salazopirina e il suo derivato acido 5-aminosalicilico (5-Asa) e il cortisone, ma quest'ultimo non ottiene risultati in tutti i pazienti e non può essere usato come terapia di mantenimento. È risultato molto efficace l'uso di immunosoppressori e, recentemente, di farmaci biologici per le forme più difficili. Si può ricorrere anche alla chirurgia che è risolutiva nei casi di colite ulcerosa che non rispondono ai farmaci. La chirurgia non è invece adatta per il Crohn, anche se può eliminare le sue complicazioni.


I pazienti devono seguire particolari attenzioni nell'alimentazione e negli stili di vita?
Non è necessario applicare restrizioni particolari alla dieta, ai pazienti viene chiesto di rispettare le intolleranze individuali e di modificare l'alimentazione nei periodi in cui c'è un attacco della malattia.

di Simona Zazzetta



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