Diabete mellito, l’importanza della prevenzione

18 luglio 2022
Aggiornamenti e focus, Speciale Prediabete

Diabete mellito, l’importanza della prevenzione



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L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente aggiornato i numeri che danno conto della prevalenza di diabete mellito nel mondo. La forma di diabete più diffusa (il 90% dei casi di diabete), dicono i dati, è in continuo aumento ed è stata responsabile nel 2019 di 1,5 milioni di decessi globalmente. In Italia la situazione è stata fotografata dall'ultima relazione al Parlamento del maggio 2022 che ha passato in rassegna per il periodo 2019-2020 i dati di prevalenza della malattia, il consumo di farmaci, le attività diabetologiche durante l'emergenza COVID-19 e quelle di prevenzione e gestione delle complicanze messe in campo nel nostro Paese.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente aggiornato i numeri che danno conto della prevalenza di diabete mellito nel mondo. La forma di diabete più diffusa (il 90% dei casi di diabete), dicono i dati, è in continuo aumento ed è stata re


E' affetta da diabete una percentuale di popolazione italiana pari al 5,6% (secondo i dati ISTAT, al 4,7% dai dati della sorveglianza di popolazione 18-69 anni intervistata da PASSI (un sistema di sorveglianza in sanità pubblica che raccoglie, in continuo e attraverso indagini campionarie, informazioni dalla popolazione italiana adulta, 18-69 anni, sugli stili di vita e fattori di rischio comportamentali connessi all'insorgenza delle malattie croniche non trasmissibili e sul grado di conoscenza e adesione ai programmi di prevenzione.). 

Quel che emerge da entrambe le rilevazioni, tuttavia, è che al Sud la prevalenza è superiore rispetto al Centro e Nord Italia ed il consumo di farmaci è maggiore del 33% rispetto al Nord del Paese e del 19% rispetto alla media nazionale. Dall'abbondanza dei dati del PASSI emergono informazioni interessanti per quanto riguarda le abitudini e i fattori di rischio. 

Tra i malati di diabete i fattori di rischio cardiovascolare sono i più rappresentati: riguardo alle abitudini alimentari per esempio l'89% riferisce di non seguire il consiglio di mangiare cinque porzioni al giorno tra frutta e verdura (come il resto della popolazione (91%); la maggior parte è sovrappeso (il 71% vs 41% fra chi non ha il diabete) e ha una serie di fattori predisponenti quali ipertensione (52% vs 18% fra chi non ha il diabete), colesterolo ad alti livelli (43% vs 21% fra chi non ha il diabete); conduce una vita sedentaria (49% vs 36%) e fuma abitualmente (23% analogamente al resto della popolazione (25%).


Programmi per identificare buone prassi


Nel periodo esaminato sono state messe in pratica una serie di azioni che avevano come finalità la prevenzione e il contrasto verso le complicanze. Dal programma Guadagnare salute, che mira a diffondere l'importanza di comportamenti e stili di vita salutari, ai vari piani nazionali di prevenzione che individuano il diabete (insieme all'obesità) fra le più importanti malattie fra quelle non trasmissibili. Iniziative internazionali coinvolgono l'Italia per facilitare lo scambio e il trasferimento di "buone pratiche" tra i Paesi partner, in modo da identificare i più efficaci approcci di prevenzione e cura con un focus specifico sulla promozione della salute, la multimorbosità e la gestione del diabete. Per monitorare e diffondere una migliore conoscenza, comprensione e consapevolezza della malattia e dei suoi rischi nella popolazione si sono messe in campo attività di urban health - politiche urbane che concorrano a promuovere stili di vita salutari per la promozione di malattie croniche, come il diabete appunto, e della cosiddetta health literacy (HL), cioè la capacità cittadino di comprendere, aver accesso e utilizzare al meglio le informazioni per mantenere lo stato di salute in chiave di prevenzione. L'Italia, infatti, fa parte del Network Measuring Population and Organizational Health Literacy (Rete M-POHL) che tra il 2019 e il 2021 si è proposta di valutare quale sia lo stato dell'arte, la "linea di partenza" del livello di comprensione, così da poter programmare azioni di politica sanitaria per migliorare l'HL e monitorare nel tempo gli esiti delle azioni sullo stato di salute della popolazione.



Francesca De Vecchi
Tecnologa alimentare


Fonte: Farmacista33




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