Cibi ultra-processati: aumentano rischio di cancro e malattie cardiovascolari
Che cosa sono i cibi ultra-processati
Secondo la classificazione NOVA I cibi ultra-processati sono alimenti che, secondo la classificazione denominata NOVA, hanno subito un elevato grado di trasformazione industriale (Monteiro et al, 2016). La loro formulazione è caratterizzata da una lunga lista di ingredienti in etichetta, in genere cinque o più, tra cui zucchero, oli, grassi, sale, antiossidanti, stabilizzanti e conservanti. Nella categoria degli ultra-processati, cioè il Gruppo 4 della classificazione, sono solitamente annoverate le bevande analcoliche, gli snack confezionati dolci o salati, la carne lavorata e i piatti surgelati o a lunga conservazione preconfezionati e pronti al consumo. Le 3 categorie che precedono sono: la Categoria 1 degli alimenti (o ingredienti) non trasformati o minimamente trasformati come frutta o verdura fresca, secca o surgelata, cereali, farine e pasta; la Categoria 2 degli ingredienti poco trasformati, come zucchero da cucina, oli, sale; ed infine la Categoria 3 degli alimenti lievemente trasformati tipo formaggio, pane semplice, frutta sciroppata, pesce in scatola. Spesso tacciati di essere poco salubri e veri e propri fattori di rischio di malattie non comunicabili, gli UPF sono sempre più oggetto di attenzione da parte della ricerca scientifica che indaga la relazione fra stile alimentare e salute, soprattutto visti i cambiamenti in atto. La disponibilità e il consumo di UPF, infatti, sono aumentati in tutto il mondo. Si stima rappresentino fino al 50-60% dell'apporto energetico giornaliero in alcuni paesi ad alto reddito - si legge nell'introduzione dello studio - mentre in paesi a medio e basso reddito stanno crescendo a scapito di alimenti freschi o minimamente trasformati.
Cibi ultraprocessati: le conseguenze sulla salute a lungo termine
Ci si chiede quindi quali possano essere le conseguenze sulla salute a lungo termine della popolazione. Ad oggi si è visto, da studi prospettici e trasversali, che si possono tracciare associazioni positive fra il consumo di UPF e il rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e cancro. Altri studi hanno messo in evidenza come consumare percentuali elevate di questi alimenti nella dieta sia associato ad un aumento di peso e al rischio di diventare sovrappeso o obesi. Tutte queste sono state le premesse dello studio pubblicato su Lancet ed eseguito da un ampio gruppo internazionale di ricerca con a capo l'International agency for research on cancer (Iarc), che ha valutato la relazione tra il consumo di UPF e il rischio di incorrere per ogni persona in due o più malattie croniche, tra cui appunto cancro, diabete tipo 2 e malattie cardiovascolari. Il fenomeno prende il nome di multimorbilità ed è un problema di salute emergente in Europa.
Dieta, stile di vita, fattori di rischio: impatto su diagnosi di cancro e altre malattie
I dati analizzati provenivano dalle informazioni contenute in EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), uno studio prospettico di coorte che indaga le associazioni di dieta, stile di vita, fattori di rischio genetici e ambientali in relazione all'incidenza di cancro e di altre malattie e che ha coinvolto dal 1992 al 2000 quasi 520.000 partecipanti (circa il 70% donne) in 23 centri in 10 paesi europei (Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Norvegia, Spagna, Svezia, Paesi Bassi e Regno Unito). Per lo studio sulla multimorbilità sono state valutate un totale di 266.666 persone (60% donne). Dai dati dei singoli Paesi si legge che insieme alla Spagna, l'Italia è il paese con il consumo quotidiano e l'apporto calorico da cibi ultra-processati minori. Il risultato dell'analisi ha suggerito che il maggiore consumo di alimenti ultra-processati sia potenzialmente causa di malattie croniche e multimorbilità. Non tutti i cibi ultra-processati indistintamente avrebbero lo stesso effetto. Per alcuni sottogruppi si è vista un'associazione con il fenomeno della multimorbilità di cancro e malattie cardiometaboliche, per altri no. I prodotti indiziati di multimorbilità sarebbero le bevande zuccherate e dolcificate, i prodotti di origine animale e le salse, le creme spalmabili e i condimenti. Scagionati invece pane e cereali ultra-lavorati per cui si è rilevata un'associazione inversa. Anche i gruppi di dolci e dessert, snack salati, alternative a base vegetale, piatti misti pronti da mangiare non hanno mostrato alcuna associazione. Questo, conclude lo studio, dovrebbe portare ad una implicazione diversa sul rischio di multimalattia per ciascun sottogruppo di UPF in relazione all'aumento del consumo nella dieta quotidiana.
Francesca De vecchi - Tecnologa alimentare
fonte: Farmacista33
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