08 giugno 2008
Come convivere con la morte di un figlio
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04 giugno 2008
Come convivere con la morte di un figlio
il 18 febbraio scorso e deceduto il ns primogenito Andrea di 21 anni per emorragia celebrale tra le braccia della madre e purtroppo alla presenza del fratello quindicenne. La ns è una famiglia semplice, unica fonte di energia e ricchezza. Con Andrea avevamo superato problemi caratteriali non semplici ed ora che eravamo arrivati ad un punto dove cominciavamo a cogliere i frutti di ciò che avevamo seminato se ne è andato lasciato un vuoto incolmabile. Gli amici numerosissimi di cui siamo circondati sono stati di grandissimo aiuto, visto che non possiamo contare su alcun aiuto famigliare. Andrea era un ragazzo ben voluto e conosciutissimo, vero è che i suoi amici, appena è loro possibile, fanno di tutto per stare vicino al fratello. Noi genitori siamo molto provati anche se abbiamo cercato, con la morte nel cuore, che la ns casa fosse sempre aperta come lo era stata fino al tragico momento. Andrea sicuramento avrebbe voluto così. Conosciamo genitori che già da tempo vivono la ns tragedia e ci rendiamo conto che il tempo non lenisce. . . Anzi! Si fanno sempre confronti con gli amici che hanno l'età del figlio o della figlia che vivono, si costruiscono un futuro mentre i nostri figli. . . Qualcuno mi ha già detto di prepararci al Natale. Siamo già sconvolti. Sappiamo che non esiste nessuna cura perchè tutto ciò che ci circonda parla di lui perchè è stato parte integrante della ns famiglia e per noi lo è ancora. Come si può sopravvivera alla morte di un figlio? E' indubbiamente contronatura ma per chi ci è dentro diventa un lento consumarsi dentro. Chiediamo se ci sono consigli: GrazieRisposta del 08 giugno 2008
Risposta a cura di:
Dott.ssa ANNALISA SODDU
Gentile Signora,
è difficile trovare delle parole per un dolore così grande, non credo che ci siano delle "ricette" adatte a eventi di una tale gravità. In questo caso io non Le parlo da specialista in psichiatria quale sono, ma da credente appartenente alla Fede Bahà'ì, nei cui scritti si trovano molti riferimenti alla vita dopo la morte. Vorrei trascriverne alcuni, nelle speranza che possano lenire almeno in parte il Vostro dolore.
"La nostra vita qui è come il feto nel grembo della madre, che in questo stadio sviluppa ciò che è necessario per l'intera vita successiva alla nascita. La stessa cosa accade a noi. Noi dobbiamo sviluppare qui spiritualmente ciò che ci servirà per la vita dopo la morte. In quella vita futura, Dio, mediante la Sua misericordia, potrà aiutarci a sviluppare qualità da noi trascurate mentre ci trovavamo sul piano terreno. Non è necessario ritornare qui e rinascere in un altro corpo per progredire spiritualmente e avvicinarsi ulteriormente a Dio".
"Esiste un giardino di Dio. Gli esseri umani sono gli alberi che crescono in quel giardino. Il giardiniere è il nostro Padre divino. Quando Egli vede un alberello in un posto troppo piccolo e stretto perchè possa svilupparsi bene, gli prepara un luogo più adatto e più bello dove possa crescere e dare frutti. Poi trapianta in quel luogo l'alberello. Gli altri alberi si meravigliano e dicono: è un albero così grazioso! Per quale ragione il Giardiniere lo sradica? Ma solo il Divino giardiniere conosce la vera ragione. Tu piangi, ma se tu potessi vedere quanto è bello il luogo dove è ora la tua bambina non saresti più triste. La tua bambina è ora libera e, come un uccello, canta divine gioiose melodie; se tu potessi vedere quel Santo Giardino non vedresti l'ora di andartene via da questa terra. Ma è qui, ora, che è tuo dovere restare. " (Da una lettera alla madre di una bimba morta).
Spero di averLe dato un po' di conforto. Se pensa che possano esserLe utili altri scritti analoghi, può scrivere agli indirizzi e-mail che trova sul sito www. Bahainforma. It
Distinti saluti
A. Soddu
Dott. Ssa Annalisa Soddu
Casa di cura convenzionata
Specialista attività privata
Specialista in Psichiatria
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