08 gennaio 2007
Disturbo borderline
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05 gennaio 2007
Disturbo borderline
Buon giorno, vorrei rivolgerle alcune domande sul disturbo della personalita' borderline. Ho conosciuto un ragazzo (anzi, uomo di 39 anni) che ha questo problema e gli sto vicino da 6 mesi, non avendo lui una famiglia che lo segua. Tra noi si e' instaurato un legame affettivo forte. . . non sono sicura che sia solo amicizia. . . ma la cosa mi spaventa molto anche perche' mi ha detto di essere bisessuale. . . (anche se non ha piu' avuto rapporti omosessuali dal 1999 circa). Attualmente e' in cura con psicofarmaci al CIM da 6 mesi, anche se la psichiatra sta procedendo nella direzione di toglierglieli (antidepressivi, , ansiolitici e qualcosa altro che non ricordo). Vorrei sapere se e' possibile che queste persone possano guarire oppure stare meglio e comunque arrivare ad avere una vita non dico normale, ma quasi, cioe' avere una relazione fissa, sposarsi, lavorare (magari con alti e bassi). . . Ora (da quando lo conosco, cioe' 6 mesi) e' depresso e dorme quasi tutto il giorno e non lavora. Tra pochi giorni provera' l'esperienza di recupero in una casa famiglia della Papa Giovanni 23° (quelle di don Benzi), dove lavorera' e sara' seguito anche da psicologi. . . Si potra' recuperare secondo lei? Grazie, N. p. S. I dati che ho messo sotto sono relativi a luiRisposta del 08 gennaio 2007
Risposta a cura di:
Dott. GABRIELE TRIPI
Il disturbo borderline è un disturbo di personalità molto difficile da trattare perchè richiede una grande fiducia da parte del paziente ed una notevole resistenza da parte di tutti gli operatori sanitari addetti al recupero. Il paziente affetto da tale disturbo mette continuamente alla prova tutti quelli che dichiarino di volerlo aiutare per poi potersi confermare che non c'è niente da fare e che la sua vita è segnata dal non amore perchè nessuno è in grado di compensare il vuoto interiore di tipo affettivo che si porta dietro. Solo la costanza e la continua ristrutturazione, lenta e precisa, dei comportamenti e degli avvenimenti che si verificano attorno a lui, può modificare nel tempo l'assetto cognitivo-emotivo che lo caratterizza. Come vede è un trattamento molto specializzato da attuare in contesti specifici ma di cui il paziente deve essere attore principale ed è facile che rinunci se non costretto. Il mio suggerimento è di allontanarsi da lui in questo momento, lasciare che segua il trattamento e solo quando sarà certa che abbia realmente ottenuto miglioramenti ripensare ad un eventuale riavvicinamento. Lei non può far niente. Si rovinerebbe inutilmente l'esistenza e rientrebbe, dopo aver sofferto tanto, nel novero di quelli che hanno fallito perchè così doveva essere fin da principio.
Dott. gabriele tripi
Specialista attività privata
Medicina Territoriale
Specialista in Neuropsichiatria infantile
TRAPANI (TP)
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