Pillola o non pillola?

21 settembre 2004

Pillola o non pillola?


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17 settembre 2004

Pillola o non pillola?

Gentile Dottore, ho 26 anni, da 8 anni prendo la pillola. mi sono sempre trovata bene, soprattutto per il fatto di poter gestire le mestruazioni, i miei impegni, le mie vacanze, la mia vita anche sessuale senza ansie. Ora dopo tanto tempo, crescono i timori, di diventare sterile, di sentirmi anche schiava di una pillola tutte le sere. Smettere di prenderla è uno degli ultimi di tanti passi che ho fatto per sentirmi di nuovo me stessa. La cosa più bella a cui non saprei rinunciare, se smettessi di prenderla è il fatto di poter prevedere il giorno esatto delle mestruazioni, e il fatto che durano pocco e non danno fastidi. Ho sempre vissuto male il mio ciclo, non esco di casa, non faccio sport, indosso abiti larghi, scuri, sono molto nervosa e mi sento sempre sporca. Il fatto che tutto questo sia prevedibile e quindi gestibile mi spinge a non abbandonare la pillola. Ho paura che smettendo la pillola e tornando quindi a sentirmi donna, diventerò schiava della mia ansia da mestruazione, arrivano, non arrivano, e se arrivano oggi, o domani, e quanto durano, e come mi vesto, ecc. . . Ho paura anche di ingrassare, visto che durante una breve pausa in questi anni mi sono gonfiata moltissimo. Come devo affrontare questa ansia?

Risposta del 21 settembre 2004

Risposta a cura di:
Dott. CARMELO LICITRA ROSA


Gentile signora,
quello che lei dice a proposito del suo atteggiamento verso la pillola anticoncezionale porta in sè la flagrante contraddizione di una tipica ambivalenza nevrotica. L'aggettivo "nevrotico" non costituisce una diagnosi specifica e neppure un giudizio di qualsivoglia natura. Lei stessa credo sia abbastanza consapevole di questa impasse in cui si trova imprigionata: da un lato si sente rassicurata dalla pillola, dall'altro se ne sente fastidiosamente dipendente; ne sente il bsogno e il conforto, ma al contempo lo rifiuta. In breve è in un vicolo cieco, intenta a rimuginare su questo quesito, che in realtà è un "falso quesito". Sono sicuro che se lei guarda alla sua vita noterà che in parecchi altri ambiti (lavorativo, affettivo, ecc. . . ), o quantomeno in uno, ritroverà, anche se diversamente modulata, una analoga impasse. Quando è così non credo affatto che lei possa aspettarsi un consiglio (prendere o non prendere la pillola) e neppure aspettarsi qualcosa da un farmaco, giacché l'"impossibilità" reale in cui versa rinvia a qualcos'altro, ovvero a un'"altra" impossibilità. Voglio dire che qualunque tentativo di risolvere il dilemma (ad esempio: ok, devo prendere la pillola) sarà illusorio e la condurrà prima o poi dinanzi a un'altra impossibilità contingente, che continui a far sussistere questa "altra" impossibilità di cui parlavo. Insomma c'è una necessità inconscia che lei si trovi presa in essa. Occorre perciò che lei esplori con coraggio la sua vita alla ricerca di questa impalpabile ma realissima necessità. In questo non potrà procedere da sola, non perché lei non sia capace ma perché è "strutturalmente" necessario che tale lavoro si svolga con un partner, ovvero con uno psicoterapeuta-psicoanalista. Ciò non toglie che lei frattanto, nelle strette della sua Ansia, non possa gioversi di qualche buon ansiolitico prescritto da uno specialista.

Dott. Carmelo Licitra Rosa
ROMA (RM)



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