L'umore pesa sull'asma

08 novembre 2006
Aggiornamenti e focus, Speciale Salute del respiro

L'umore pesa sull'asma



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L'asma è una patologia cronica di forte impatto individuale, per le limitazioni alle attività quotidiane e sociali, ma anche di crescente peso sanitario ed economico, se l'OMS valuta che la spesa globale per l'assistenza superi quella per l'AIDS/HIV e la tubercolosi combinate. Oggi è possibile nella maggior parte dei casi un buon controllo della malattia, ma questo risulta molto spesso scarso, vale a dire che chi ne soffre va incontro a esacerbazioni dei sintomi, a limitazione funzionale nell'attività fisica, a riduzione della funzionalità polmonare e a necessità di aumentare l'uso dei broncodilatatori. Il carico complessivo dell'asma si lega proprio al suo controllo insufficiente. Per mantenerne uno ottimale vanno infatti assicurate alcune condizioni, cioè un buon auto-monitoraggio della malattia, un'adeguata aderenza alla terapia e un'efficace gestione delle situazioni scatenanti ambientali. Comportamenti che possono essere influenzati da uno stato d'umore negativo del soggetto, in particolare dalla presenza di depressione e di disturbi d'ansia, che secondo alcune ricerche risulterebbero fino a sei volte più frequenti in queste persone in confronto alla popolazione generale.

Gli effetti della depressione e dell'ansia


L'associazione dei disturbi dell'umore con il peggioramento del controllo della malattia e della qualità di vita è già stata evidenziata, ma ricercatori canadesi hanno voluto approfondire l'impatto relativo di queste due condizioni, per capire come assestare il monitoraggio ed eventualmente sottoporre a trattamento il paziente anche sotto questo profilo. Si sono considerati 504 ricoverati per malattia asmatica, di 18-75 anni, esaminati con scale di valutazione per i disturbi dell'umore e con questionari specifici per il controllo della malattia e la qualità di vita. Quasi un terzo dei soggetti è risultato rispondente ai criteri diagnostici di una o più di queste forme, con una prevalenza degli attacchi di panico tra quelle di tipo ansioso e di depressione maggiore per quelle di tipo depressivo; in totale il 12% presentava solo disturbi d'ansia, l'8% solo depressione e l'11% entrambi. Considerando le ripercussioni sull'asma, è emerso un effetto negativo indipendente della depressione sul controllo della malattia, significativamente inferiore rispetto all'assenza del disturbo; inoltre depressione e asma interferiscono negativamente sulla qualità di vita dei malati. Il ricorso ai broncodilatatori è apparso più frequente in presenza di ansia (e non di depressione), e ciò si può spiegare con la tendenza di questi pazienti a essere molto vigili nei confronti dei segnali di "pericolo" dell'organismo come i sintomi asmatici, tanto da sopravvalutare anche minime variazioni e correre ai ripari, o con un loro maggior timore di esacerbazioni che li spinge a premunirsi.

Coinvolti meccanismi immunologici


Il controllo peggiore dell'asma nei malati con la depressione rispetto a quelli con l'ansia sarebbe ricollegabile anche a meccanismi immunologici; altre ricerche infatti suggeriscono un legame tra le turbe dell'umore e un'aumentata reattività delle vie aeree su base colinergica (cioè attraverso il neurotrasmettitore acetilcolina), e un ruolo nello sviluppo della depressione svolto dalle citochine responsabili dell'infiammazione nell'asma, o comunque un collegamento tra queste ultime e condizioni di stress psicologico cronico. In ogni caso lo studio mostra che nel valutare l'andamento o il controllo della malattia in un soggetto asmatico andrebbe considerato l'impatto della possibile coesistenza di un disturbo dell'umore, per poter eventualmente implementare le strategie terapeutiche. Ciò significa, per gli autori, arrivare a un miglioramento delle diagnosi e del trattamento di tali forme nei malati di asma in un ambito specialistico non psichiatrico, pur restando da appurare se questo potrebbe avere effetti positivi sulla malattia pneumologica. Interessante, in proposito, che al momento dell'inizio dello studio meno del 20% dei soggetti rispondenti ai criteri diagnostici di ansia e depressione risultava essere stato trattato con psicoterapia o farmaci per questi disturbi.

Elettra Vecchia



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