09 giugno 2004
Aggiornamenti e focus, Speciale Depressione
Meno depressi ma più freddini?
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Nessun farmaco è privo di qualche inconveniente e questo vale anche per gli antidepressivi. Un certo numero di studi, per esempio, ha affrontato gli effetti dei diversi farmaci sulla sfera sessuale. Effettivamente possono causare alcuni disturbi con un grado di intensità diverso. Quelli registrati dai trial clinici sono diversi e, per molti aspetti, contrastanti. Per esempio si può verificare l'aumento del desiderio come la sua diminuzione, così come può risultare alterato il meccanismo dell'eccitazione o il raggiungimento dell'orgasmo, tanto negli uomini quanto nelle donne.
Anche se alcuni studi riportano questi effetti, a titolo generale gli esperti ricordano che in questo campo è difficile trarre conclusioni certe, anche per la difficoltà di avere un quadro preciso della situazione al basale, cioè prima dell'inizio della terapia. Infatti è tutt'altro che raro che sia la malattia stessa che ha richiesto la cura a rendere meno soddisfacente l'attività sessuale: tanto la depressione quanto i disturbi d'ansia.
Detto questo, una distinzione generale può essere fatta ed è quella tracciata da un articolo di American Family Physician, l'organo ufficiale della società scientifica che raggruppa i medici di famiglia statunitensi. Sulla base dei dati pubblicati sembra che i farmaci di più vecchia generazione come il bupropione (usato anche per la disassuefazione dal fumo) o l'amitriptilina influiscano meno su questo ambito rispetto ai più nuovi serotoninergici cioè gli SSRI. Per esempio, in quattro studi differenti i pazienti trattati con bupropione si sono detti più soddisfatti (o meno insoddisfatti) della propria vita sessuale rispetto a quelli trattati con sertralina e fluoxetina (due SSRI, appunto). Distinguere all'interno delle diverse famiglie di farmaci è meno facile: uno studio ha per esempio riportato minori effetti collaterali per la fluvoxamina rispetto alla sertralina ma è l'unico.
Il quadro poi è incompleto, visto che non ci sono studi che esaminano sotto questo aspetto l'altra categoria di antidepressivi più recenti, cioè quelli che agiscono sia sulla serotonina sia sulla noradrenalina. Difficile quindi trarre indicazioni definitive: dal punto di vista del paziente, probabilmente, va tenuto presente che defaillance sessuali possono presentarsi a causa dei farmaci e che questo è per così dire normale, non pregiudica la guarigione e, soprattutto, non va inteso come uno smacco tale da diminuire l'autostima. Tutti questi effetti sono reversibili, cioè scompaiono alla sospensione del farmaco, conoscono una notevole variabilità individuale e non sono poi così frequenti: nei diversi studi la percentuale di pazienti con questi inconvenienti è in media di uno ogni sei. Del resto, se è possibile che i nuovi farmaci pesino di più sulla sfera sessuale va tenuto presente che sono privi, rispetto ai più anziani, di molti incovenienti più preoccupanti.
Maurizio Imperiali
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Difficile stabilire se è cambiato qualcosa
Anche se alcuni studi riportano questi effetti, a titolo generale gli esperti ricordano che in questo campo è difficile trarre conclusioni certe, anche per la difficoltà di avere un quadro preciso della situazione al basale, cioè prima dell'inizio della terapia. Infatti è tutt'altro che raro che sia la malattia stessa che ha richiesto la cura a rendere meno soddisfacente l'attività sessuale: tanto la depressione quanto i disturbi d'ansia.
Detto questo, una distinzione generale può essere fatta ed è quella tracciata da un articolo di American Family Physician, l'organo ufficiale della società scientifica che raggruppa i medici di famiglia statunitensi. Sulla base dei dati pubblicati sembra che i farmaci di più vecchia generazione come il bupropione (usato anche per la disassuefazione dal fumo) o l'amitriptilina influiscano meno su questo ambito rispetto ai più nuovi serotoninergici cioè gli SSRI. Per esempio, in quattro studi differenti i pazienti trattati con bupropione si sono detti più soddisfatti (o meno insoddisfatti) della propria vita sessuale rispetto a quelli trattati con sertralina e fluoxetina (due SSRI, appunto). Distinguere all'interno delle diverse famiglie di farmaci è meno facile: uno studio ha per esempio riportato minori effetti collaterali per la fluvoxamina rispetto alla sertralina ma è l'unico.
Effetti sgradevoli ma reversibili
Il quadro poi è incompleto, visto che non ci sono studi che esaminano sotto questo aspetto l'altra categoria di antidepressivi più recenti, cioè quelli che agiscono sia sulla serotonina sia sulla noradrenalina. Difficile quindi trarre indicazioni definitive: dal punto di vista del paziente, probabilmente, va tenuto presente che defaillance sessuali possono presentarsi a causa dei farmaci e che questo è per così dire normale, non pregiudica la guarigione e, soprattutto, non va inteso come uno smacco tale da diminuire l'autostima. Tutti questi effetti sono reversibili, cioè scompaiono alla sospensione del farmaco, conoscono una notevole variabilità individuale e non sono poi così frequenti: nei diversi studi la percentuale di pazienti con questi inconvenienti è in media di uno ogni sei. Del resto, se è possibile che i nuovi farmaci pesino di più sulla sfera sessuale va tenuto presente che sono privi, rispetto ai più anziani, di molti incovenienti più preoccupanti.
Maurizio Imperiali
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