21 settembre 2007
Dott. baldo:uscirne ma quale strada?
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18 settembre 2007
Dott. baldo:uscirne ma quale strada?
Buonasera, cercherò di essere breve, ma tanto non lo sarò. Da alcuni anni 3 o 4 ormai non ricordo neanche più, soffro di ansia ( accertata, con la solita risposta " non è niente, solo ansia"). Qualche sporadico attacco di panico, che forse non mi ha cambiato la vita, o forse si, anche se in maniera non eclatante. Passata la fase acuta, permane in me una tristezza continua ed una perdita di interesse verso molte cose: non esco più, e meno male che lavoro tutto il giorno in mezzo alla gente perchè altrimenti al mia tendenza sarebbe sempre quella di isolarmi. Sento che vivo in maniera incompleta e che difficilmente provo sensazioni di felicità, serenità, soddisfazione: insomma, diciamo che vivacchio, ma non accetto di continuare così. Dicono che accettare il problema e cercere un aiuto sia il primo passo verso la soluzione, ma io sono sempre, continuamente al primo passo. Eh si, perchè partendo da cardiologi, neurologi, medico generico, oculista ecc. , ho consultato a ruota negli ultimi 2 anni 6 psichiatri, e tutti a dire" Lei non ha niente". Ma lo saprò o no io se non vivo bene, se sento che normalità è lontana ed il fondo vicino, e che la mia vita è piatta e noiosa perchè sono io che sono sempre stanca, giù, priva di entusuiasmo, e piena di malesseri che non hanno causa organica nè cura? Lo saprò io se ogni giorno lotto per alzarmi dal letto e cominciare la giornata contro tutta una serie di impediementi che mi vincolano e mi condizionano?Lo saprò s emi sembra di lottare per non andare più in basso? O uno deve esere per forza visibilmente a pezzi per essere considerato? Due settimane fa ho deciso ldi tentare l'ultima strada: seguo in contemporanea due psicologi ( psicoterapeuti, verificati) : uno mi ipropone l'ipnosi, me la fa, non riesce niente aparte un rilassamneto banale, e comunque non mi spiega dove si va a parare;l'altro si è fossilizzato sulla mia relazione sentimentale che fa acqua da tute le parti per spiegare i miei problemi. Tutti. E a me pare esagerato e miope. E io non riesco a fidarmi più nè a sperare di uscirne fuori, e questi due mi confondono. Mi sembra di averci provato ma sto perdendola fiducia, mi dia un consiglio, cosa devo fare??? Voglio migliorare ma mi sembra di essere nelle sabbie mobili, soprattutto perchè ho provato talmente tante volte a cercare aiuto che ormai non ci credo più e ho PAURA DI COMINCIARE A RASSEGNARMI CHE ORMAI DEVO VIVERE COSI'.Risposta del 20 settembre 2007
Risposta a cura di:
Dott.ssa MARIA ADELAIDE BALDO
Capisco che sentirsi dire "non è niente" fa solo arrabbiare. Purtroppo ancora oggi sono molti i medici che confondono l'assenza di lesioni organiche con lo stato di salute. E' vero che nell' Ansia e nella Depressione non si riconoscono modificazioni biologiche sensibili, ma questo non significa che non sia niente! Si tratta di vere e proprie patologie che hanno anche risvolti biologici, anche se deducibili solo per via, appunto, deduttiva. Tant'è che ci sono cure anche farmacologiche ampiamente testate. Mi pare piuttosto controproducente seguire due psicoterapeuti in contemporanea. Infatti vi sono molti diversi approcci psicoterapeutici che possono essere tra loro in contrasto pur essendo di per sè validi. Di solito si procede così: si fa una diagnosi attraveroa anche test psicologici. Poi si formula una proposta terapeutica che va modulata sulla persona: in alcuni casi bisogna orientarsi su psicoterapie cognitivo-comportamentali, altre volte su psicoterapie analitiche, avolte è preferibile l'approccio individuale, a volte quello della psicoterapia di gruppo. La scelta va fatta non sulla base di quel che sa fare lo psicoterapeuta, ma di quello che appare il metodo più ragionevole per quella persona con quella patologia. Non è facile orientarsi nel mondo della psicoterapia perchè i metodi sono molti e spesso sfuggono anche ad un controllo scientifico. Credo che lei abbia bisogno di trovare un terapeuta con cui creare una vera alleanza terapeutica che è fatta di fiducia, di collaborazione, di consapevolezza che non ci sono le formule "magiche". E anche di verifica della bontà del metodo usato.
Dott. Ssa M. Adelaide Baldo
Specialista attività privata
Specialista in Psicologia
BRESCIA (BS)
Risposta del 21 settembre 2007
Risposta a cura di:
Dott.ssa GIULIA MARIA D'AMBROSIO
Una sete così intensa di senso della vita necessita di una terapia profonda, con una psicoterapia che sappia ascoltare anche gli aspetti non patologici senza patologizzarli, che sappia avere i mezzi per stimolare immagini creative che aiutino la persona a ridisegnare la vita.
Io le consiglierei un buon psicoterapeuta di scuola jughiana, possibilmente che utilizzi il sand-play o il disegno, e che comunque sia una persona capace di accoglienza vera.
In bocca al lupo.
Dott. Ssa Giulia Maria D'Ambrosio
Specialista attività privata
Specialista in Neuropsichiatria infantile
Specialista in Scienza dell'alimentazione
MILANO (MI)
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