13 settembre 2017
Aggiornamenti e focus, Speciale salute del cuore
Grassi vs carboidrati: la sfida continua
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La vera vittoria è riuscire a trovare il giusto equilibrio tra i diversi componenti della dieta quotidiana, ma un recente studio mette in luce che l'eccesso di carboidrati - e in particolare quelli raffinati - aumenta il rischio di problemi cardiovascolari e di mortalità più di quando non lo faccia l'eccesso di grassi.
«La relazione tra i macronutrienti - proteine, grassi e carboidrati - e salute cardiovascolare e/o mortalità è ancora controversa» esordisce Mahshid Dehghan, della McMaster university in Ontario, Canada e prima autrice di uno studio da poco pubblicato sulla rivista Lancet .
«La maggior parte dei dati disponibili sono stati ottenuti con studi su popolazioni europee o nord americane e di conseguenza non è detto che siano applicabili anche altrove» continua l'autrice che, proprio per avere una visione più ampia del problema, ha coinvolto nello studio oltre 135mila persone di età compresa tra 35 e 70 anni, provenienti da 18 diversi paesi. E a conti fatti, l'analisi ha dimostrato che le diete molto ricche in carboidrati sono piuttosto comuni e sono anche le più pericolose per la salute.
«Seguire diete nelle quali buona parte delle calorie deriva dai carboidrati si associa a un aumento del 28 per cento del rischio di decesso rispetto alle diete a basso contenuto di carboidrati» spiegano gli autori che poi aggiungono: «Inoltre una dieta ricca di grassi - con il 35 per cento circa delle calorie derivate da questa fonte - si associa a una riduzione del 23 per cento del rischio di decesso prematuro e del 18 per cento del rischio di ictus rispetto a un'alimentazione povera di grassi». Come spiegano gli esperti, nonostante i risultati ottenuti da Dehghan e colleghi, i dati ad oggi disponibili non sono comunque sufficientemente forti da portare a un cambiamento delle linee guida attuali.
«Di certo questo lavoro solleva nuovi dubbi e la necessità di studi disegnati ad hoc per chiarirli» commenta Christopher Ramsden del U.S. national institute on aging. «Inoltre è importante che la gente continui a mangiare carboidrati "buoni" che possono arrivare in tavola sotto forma di frutta o cereali integrali» precisa Bethany O'Dea, del Lenox Hill hospital di New York.
Fonte: Lancet. 2017. doi: 10.1016/S0140-6736(17)32252-3
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«La relazione tra i macronutrienti - proteine, grassi e carboidrati - e salute cardiovascolare e/o mortalità è ancora controversa» esordisce Mahshid Dehghan, della McMaster university in Ontario, Canada e prima autrice di uno studio da poco pubblicato sulla rivista Lancet .
«La maggior parte dei dati disponibili sono stati ottenuti con studi su popolazioni europee o nord americane e di conseguenza non è detto che siano applicabili anche altrove» continua l'autrice che, proprio per avere una visione più ampia del problema, ha coinvolto nello studio oltre 135mila persone di età compresa tra 35 e 70 anni, provenienti da 18 diversi paesi. E a conti fatti, l'analisi ha dimostrato che le diete molto ricche in carboidrati sono piuttosto comuni e sono anche le più pericolose per la salute.
«Seguire diete nelle quali buona parte delle calorie deriva dai carboidrati si associa a un aumento del 28 per cento del rischio di decesso rispetto alle diete a basso contenuto di carboidrati» spiegano gli autori che poi aggiungono: «Inoltre una dieta ricca di grassi - con il 35 per cento circa delle calorie derivate da questa fonte - si associa a una riduzione del 23 per cento del rischio di decesso prematuro e del 18 per cento del rischio di ictus rispetto a un'alimentazione povera di grassi». Come spiegano gli esperti, nonostante i risultati ottenuti da Dehghan e colleghi, i dati ad oggi disponibili non sono comunque sufficientemente forti da portare a un cambiamento delle linee guida attuali.
«Di certo questo lavoro solleva nuovi dubbi e la necessità di studi disegnati ad hoc per chiarirli» commenta Christopher Ramsden del U.S. national institute on aging. «Inoltre è importante che la gente continui a mangiare carboidrati "buoni" che possono arrivare in tavola sotto forma di frutta o cereali integrali» precisa Bethany O'Dea, del Lenox Hill hospital di New York.
Fonte: Lancet. 2017. doi: 10.1016/S0140-6736(17)32252-3
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